giovedì 17 aprile 2014

Secondo Ponzio Pilato

Qualche tempo fa mi capitò di vedere un film datato 1983 con Nino Manfredi in un ruolo che, a pensarci, non avrebbe potuto essere di nessun altro. Solo lui, che aveva osato rispondere con una battuta a un papa, poteva fare la parte di Ponzio Pilato senza scadere nel "peplum".
Pur essendo nata e cresciuta qua in Italia dove certe cose abbondano,non ho grande simpatia per le vie crucis e le immagini più o meno ben fatte della Pietà (ho già spiegato qui le mie ragioni). Quanto al film di Mel Gibson, lo trovo perfino un po' insulso. Qui invece, a parte un paio di anacronismi veniali, il regista e tutti gli attori devono essersi avvicinati molto alla realtà portando in scena un Gesù di Nazaret credibile, dal passo lento, gli occhi sereni e non patito per i molti digiuni, dato che dalla Scrittura ci risulta che ne abbia fatto uno solo:tutte le altre austerità e penitenze che costellano la storia del cristianesimo derivano dal pensiero greco che vedeva il corpo umano come un fardello ignobile, non certo da chi lo ha destinato alla vita eterna.
C'è voluto un bel coraggio, con una parte del genere nel film, a lasciar parlare come protagonista quell'altro, il burocrate e codardo per definizione. Già il titolo a prima vista poteva sembrare blasfemo, quando mai se avviene un delitto si va a intervistare l'omicida? eppure qualcuno l'aveva già fatto: le vicende del film non sono inventate ma tratte fedelmente da un blocco di testi apocrifi noto proprio come "ciclo di Pilato". Se uno lo legge a mente fredda non ci crede: tutti i dialoghi sembrano sconnessi, assemblati ad arte, è un resoconto che non convince. Ecco però che basta una cosa da niente perchè la scena di duemila anni riprenda vita: una cadenza familiare, un caldo da far ammattire, una sguattera senz'altra colpa se non di essere pettegola e ottusa che finisce ammazzata in una strage: nel film è quella del 70 dopo Cristo realmente accaduta, ma per tutti gli dei come si fa, bisogna proprio essere di pietra, a non restare di colpo senza fiato e fare finta che sia solo storia antica.
Sulla fine di Pilato gli apocrifi non sono chiari: alcuni dicono che si suicidò, altri che morì in un incidente, altri che fu decapitato. Luigi Magni ha voluto seguire quest'ultima versione lasciando in vita la moglie Claudia per farne, genialmente, la prima santa tra i divorziati e mostrando il governatore per come probabilmente è stato: convinto dall'evidenza, ma vigliacco fino alla fine.