venerdì 18 dicembre 2015

L'anno della misericordia

Si fa presto a dire Misericordia, a inventarsi e diffondere una devozione ad hoc come se fosse qualcosa a sè stante, una variante cristiana della Fata Turchina. In realtà la misericordia di Dio ha i suoi agenti che il più delle volte non sanno di esserlo: passa attraverso tante mani.
Se penso al suo intervento nella mia vita mi vengono in mente tante persone: rivedo una delle mie maestre d'asilo, una vecchina dal velo nero che visse quasi cent'anni contro ogni previsione. Fu la seconda persona a trattarmi con l'affetto che ogni bambino dovrebbe avere (la prima era insana di mente).
Vedo tutti gli anni in cui ho vissuto come una sguattera e nessuno ha avuto compassione di me, e mi domando dove fosse andata a nascondersi quella Misericordia personificata di cui il vescovo di Roma parla tanto.
Però poi vedo anche le due liste opposte di studenti che mi hanno accolto anche se non ero dei "loro" quando ormai avevo perso ogni interesse e un po' per volta mi hanno riportato nel mondo dei vivi, forse senza rendersi neanche conto di quanto bene mi abbia fatto la loro compagnia.
Vedo quel signore della buona società che mi assunse cinque anni fa nel giorno di san Nicola (che penso proprio ci abbia messo le mani, perchè per quel lavoro ero la persona più negata di tutto il Piemonte) e che poi mi ha aiutato a studiare.
Adesso, dopo l'ennesimo annus horribilis di cui ormai ho perso il conto, il buon Dio mi ha voluto mandare due persone: la prima è una straniera dalla pazienza infinita che mi ha aiutato a riavere una vita normale e che a sua volta ha urgente bisogno di cure mediche; l'altro guida la lista che mancava sempre all'appello, quella di cui tutti parlavano male e a cui non era stato dato un solo metro quadro dove farsi conoscere e dimostrare la propria innocenza: solo ora scopro che quello doveva essere il mio posto da oltre dieci anni, guardo le mani della misericordia e vedo che stavolta somigliano alle mie, perchè tutto il bene che ho avuto ora lo posso restituire.

giovedì 8 ottobre 2015

L'inconscio superiore

Sono anni che questa storia va avanti, e ogni volta ringrazio mentalmente Jung per aver scoperto l'esistenza dell'inconscio superiore, altrimenti chissà cosa non avrei pensato.
Era un giorno d'inizio estate del 2011 quando rischiai la vita per un scompenso cardiaco, dovuto alla mancanza cronica di sonno e alla vita disordinata cui ero costretta. Ero talmente depressa che rifiutai perfino di andare all'ospedale, il problema si risolse poi da sé, ma cominciò presto una lunga serie di incubi: un processo per anarchia, una prigione durissima, congelamento, botte, tempeste, attacchi d'asma, il tutto ambientato in un contesto molto vecchio, non oltre la metà del Novecento.
Era l'ultima cosa che mi ci voleva in quelle condizioni ma il panico non ha mai avuto la meglio, perché c'era sempre una figura luminosa in mezzo a quell' inferno: molto alto e di una bellezza nobile, un po' patito ma sereno come chi ha vinto su una grave malattia, non dimostrava più di quarant'anni, quarantacinque al massimo.
Nella realtà non conosco nessuno con un simile aspetto, sembrava piuttosto uscito da qualche vecchio film di Hollywood e ogni volta che fossi malata, isolata o che qualcuno cercava di farmi stare male, me lo sognavo di nuovo. Parlava una lingua o dialetto che facevo molta fatica a capire - di certo non era inglese - con una bella voce chiara e non si presentò mai per nome, ma disse di essere il mio avvocato e che mi avrebbe tirato fuori dai guai.
Non credo affatto al channelling, e non mi permetto di pensare che qualcuno tra i santi si smuova per me: Dio mi guardi da una simile presunzione! Sono una persona di scienza e sono convinta che quello che vedevo non era altro che un prodotto del mio inconscio o meglio della sua parte più sana, quell inconscio superiore che tutti abbiamo e che di solito rimane latente per poi risvegliarsi quando c'è n'è bisogno.

mercoledì 28 gennaio 2015

Nei panni di Samantha


E'la nostra prima astronauta, ci ha tenuti col fiato sospeso come in tutti gli esordi della scienza, e ci ha fatto dimenticare almeno per un attimo le nostre miserie. Perfino l'imperturbabile Giorgio Napolitano nel parlarle si è commosso, perchè questa signorina di quarantadue anni senza presunzione e senza isterie femministe ci ha ricordato una buona volta cosa vuol dire essere italiani.

Non so se sia credente e in quale confessione, ma prima della partenza un cappellano dotato di buon senso l'ha benedetta insieme agli altri senza andare troppo per il sottile. Con un po' di fantasia, nei panni di Samantha io pregherei così:

Padre nostro, che sei nei cieli,

i cieli dei cieli, invisibili anche da quassù

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

sia fatta la tua volontà, come in cielo, così sulla terra

e nel cosmo, da ogni creatura viva e capace di comprendere la tua esistenza.

dacci oggi il nostro pane essenziale

in quest'abitacolo ridotto all'estremo, dove il superfluo e le vanità non trovano spazio

e rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori;

e non indurci in tentazione

non lasciarci confondere dalla paura, o abbagliare dalla fama

ma liberaci dal maligno.