mercoledì 16 gennaio 2013

Unioni civili e corti barbare

Il tema è di quelli che scottano: gay sì o gay no? le teste d’uovo della cassazione stavolta ci hanno azzeccato o hanno tirato fuori l’ennesima boutade? Metà e metà, secondo il mio debole parere.


Da un lato dico per esperienza che per un bambino qualsiasi persona anche bizzarra, ma pacifica, è meglio di un papà che alza le mani. Dall’altro non c’è bisogno di essere Freud per vedere che in questo caso le tendenze omosessuali della signora non sono innate, ma sono piuttosto una reazione di rifiuto dell’intero genere maschile e che uno squilibrio emotivo, di natura sessuale o no, non è certo la condizione ideale per educare i propri figli (in questo libro ho illustrato i potenziali danni: http://laboheme.altervista.org/ebook.html).

Quello che i magistrati e tutti i chiacchieroni di destra e di sinistra continuano a ignorare è che i parenti o sono amati, o non sono parenti e non ha senso tenere in piedi un legame che è solo di sangue. Il mondo è pieno di fratelli che non si parlano da vent’anni, di separati in casa che sperano di diventare presto vedovi, di poveri diavoli che hanno rinunciato ad una loro famiglia perchè gli era stato sbolognato l’infermo di turno senza che avessero la minima attitudine da crocerossine. E’ cosiì terribile l’idea di siogliere questi legami non voluti in maniera ragionevole, a colpi di carte bollate e non più di coltello e senza mandare nessuno al repartino?

Tornando al caso di cronaca, questo bambino probabilmente non amerà nessuno dei due, ma tra quarant’anni si troverà sulle spalle l’obbligo di assistenza verso entrambi. E’ questa la famiglia in cui i giudici e i politici credono? Non è che la questione delle coppie gay sia solo usata come un paravento per nascondere la loro confusione mentale?
Si parla tanto di convivenza more uxorio, ma esistono anche persone di ogni età che si sono sempre amate come fratelli e onn possono essere riconosciute come tali perchè la legge prevede l’adozione solo a titolo di figli e solo con almeno diciott’anni di differenza. Se ad uno di loro capitasse qualcosa gli altri non potrebbero prendersi cura di lui e dovrebbero cedere il passo a dei parenti legittimi che magari non si sono mai visti prima e non si conoscono: idem per le successioni. Quando qualche genio tira in campo il cristianesimo per giustificare e prolungare questo stato di cose, gli metterei di fronte il ricordo di quella formidabile coppia di amici fraterni che vivevano ad Assisi e proprio in nome della loro fede piantarono in asso casa, famiglia, titolo e bottega: si arrangiassero tutti quanti.

Per rendere l’idea, e perchè non mi si scambi per una misantropa furiosa, se questo fosse un paese civile io mi chiamerei veramente Elisabetta Spada, da anni figlia di N.N. ma con alcuni fratelli adottivi, e vivrei con l’unica persona sulla terra cui ho mai voluto dedicare tutta la vita e che dividerei con altre mille senza batter ciglio, pur di essergli vicino.