martedì 20 dicembre 2016

Il ritratto di Eva

Serendipità: quando si cerca un cosa e se ne trova un'altra. L'esempio più famoso è la scoperta di Cristoforo Colombo, questa volta invece è accaduto ad un naturalista.
Quando si parla di evoluzione, si sentono raccontare fesserie di ogni sorta: da un lato quelli che si ostinano a prendere alla lettera il libro della Genesi, come se il Padreterno fosse un insegnante di scienze delle elementari; dall'altro i razionalisti ad oltranza che si arrampicano sugli specchi pur di negare l'evidenza e di adattare la realtà dei fatti alle loro corte vedute.
Come sempre, il buonsenso sta nel mezzo e questo libro ("Il grande racconto dell'evoluzione umana" di Giorgio Manzi, edito da Il Mulino) ne è un raro esempio. L'autore non si perde in chiacchiere, non inventa teorie strampalate, non si fabbrica le prove e neanche le nega: si limita a riferire i fatti lasciando che parlino da sè. D'altra parte ad un antropologo, lo dice il nome, non si chiede di raccontare le fiabe ma la vera storia dell'uomo, e la storia non è altro che la cronaca dopo che ha smaltito la sbornia.
E' proprio in mezzo alla sobrietà, al realismo e al buonsenso che la serendipità si inserisce ed evita che la ragione si trasformi in un'idea fanatica. Quando i biologi si sono messi alla ricerca del ceppo originario da cui derivano tutte le razze umane (diciamolo pure, non è una parolaccia), hanno scoperto che l'origine stava in una donna: una sola traccia di DNA mitocondriale, quello che si eredita in linea materna, appariva sempre identica in tutte le varianti possibili della specie Homo Sapiens sparse per il mondo. Un po' per semplificare, un po' forse per provocazione, l'hanno chiamata "Eva mitocondriale" e ne hanno fatto realizzare un'immagine in modo che il pubblico potesse capire.


Doveva essere solo un facsimile, poco più di un manichino, e invece dalle mani dello scultore è venuta fuori LEI: la capostipite di tutti gli umani, meglio nota come Eva, con dei tratti che non appartengono a nessuna razza perchè le riassumono tutte quante. Eva con la sua bellezza primitiva e con la sua miseria, con quei segni di vecchiaia precoce che pure avrebbe potuto evitare e con quel pancione che ci contiene tutti quanti e per cui le è stata perdonata la sua stupidità (motivo per cui non la si deve insultare: è una bestemmia, dato che adesso sta in mezzo ai santi).




E' un'immagine di una tale potenza da far dubitare anche gli scettici più incalliti. Non ho mai visto la statua dal vero, solo in fotografia, ma credo che chi ci si trova di fronte si senta proprio osservato: quando qualche anno fa ho parlato di icone a tre dimensioni, intendevo dire questo e non ho nessun problema a dire che potrebbe stare anche in Duomo, così nuda come l'hanno fatta, perchè in fondo Dio non ci ha mica creati vestiti.
Prossimamente, se Dio vuole, mi andrò a impegolare nella mitologia della "dea" sul terreno della psicanalisi. Finora ho sempre rimandato perchè provo un certo fastidio davanti a certe forme di auto-esaltazione femminile, e scriverò questo libro come una penitenza perchè anch'io in passato mi sono lasciata abbindolare, ma quando ho visto questa immagine ho finalmente compreso che alla base di certi miti c'era stato un vero e proprio inganno diabolico, ma dietro a tanti altri c'era solo il ricordo, debole e confuso, di una donna in carne e ossa, Eva la madre dei viventi.

giovedì 1 dicembre 2016

Avvento (da "L'anno liturgico" di Prosper Gueranger)

All'Ufficio notturno, la Chiesa comincia oggi la lettura del Profeta Isaia (VIII sec. a. C), colui fra tutti che ha predetto con maggiore evidenza i caratteri del Messia, e continua tale lettura fino al giorno di Natale compreso. Sforziamoci di gustare gl'insegnamenti del santo Profeta, e l'occhio della nostra fede sappia scoprire con amore il Salvatore promesso, sotto i segni ora graziosi, ora terribili, con i quali Isaia ce lo dipinge. Le prime parole della Chiesa, nel cuore della notte, sono le seguenti:

Il Re che sta per venire, il Signore, venite, adoriamolo

Dopo aver compiuto questo supremo dovere di adorazione, ascoltiamo l'oracolo d'Isaia che ci viene trasmesso dalla santa Chiesa.

Qui comincia il libro del Profeta Isaia. Visione ch'ebbe Isaia, figlio di Amos, intorno a Giuda e Gerusalemme ai tempi di Ozia, lotam, Achaz ed Ezechia, re di Giuda.

Udite, o cieli, ascolta, o terra, che parla il Signore: «Dei figli ho ingranditi ed innalzati, ed essi mi sono ribelli. Conosce il bue il suo padrone e l'asino la greppia del suo possessore; ma  Israele non  ha conoscenza, il mio popolo non intende». Ahi! gente traviata, popolo carico di colpe, genia di malfattori, figli snaturati, che avete abbandonato il Signore, spregiato il Santo d'Israele; tralignaste a ritroso! Perchè attirarvi nuovi colpi persistendo nella rivolta? Tutto piagato è il capo e tutto languido il cuore. Dalla pianta dei piedi sino alla testa non c'è parte intatta, ma contusione e lividura e fresca piaga, non compresse nè fasciate, nè lenite con olio.
(Is. 1, 1-6).

Queste parole del santo Profeta, o meglio di Dio che parla per bocca sua, debbono destare una viva impressione nei figli della Chiesa, all'inizio del sacro periodo dell'Avvento. Chi non tremerebbe sentendo il grido del Signore misconosciuto, il giorno in cui è venuto a visitare il suo popolo? Egli ha deposto il suo splendore per non atterrire gli uomini; ed essi, lungi dal sentire la divina forza di Colui che si abbassa così per amore, non l'hanno conosciuto e la mangiatoie che egli ha scelto per riposarvi dopo la nascita non è stata visitata che da due animali senza ragione. Sentite, o cristiani, quanto amari sono i lamenti del vostro Dio? quanto il suo amore disprezzato soffre della vostra indifferenza? Egli prende a testimoni il cielo e la terra, scaglia l'anatèma alla nazione perversa, ai figli ingrati. Riconosciamo sinceramente che fino ad ora non abbiamo compreso tutto il valore della visita del Signore, che abbiamo imitato troppo l'insensibilità dei Giudei, i quali non si commossero affatto quando egli apparve in mezzo alle loro tenebre. Invano gli Angeli cantarono nel cuore della notte, e i pastori furono chiamati ad adorarlo e a riconoscerlo; invano i Magi vennero dall'Oriente per chiedere dove fosse nato. Gerusalemme fu turbata un istante, è vero , alla notizia che le era nato un Re; ma ricadde tosto nella sua indifferenza, e non si occupò nemmeno del grande annunzio. È così, o Salvatore! Tu vieni nelle tenebre, e le tenebre non ti comprendono. Oh! fa che le nostre tenebre comprendano la luce e la desiderino! Verrà il giorno in cui lacererai le tenebre insensibili e volontarie, con la terribile folgore della tua giustizia. Gloria a te in quel giorno, o Giudice supremo! Ma salvaci dalla tua ira, durante i giorni di questa vita mortale! Perchè attirarvi nuovi colpi? - dici - Il mio popolo non è ormai più che una piaga. Sii dunque Salvatore, o Gesù! nella Venuta che noi aspettiamo. Tutto piagato è il capo e tutto languido è il cuore. Vieni a risollevare le fronti che la confusione e troppo spesso anche vili attaccamenti curvano verso la terra. Vieni a consolare e ristorare i cuori timidi e abbattuti. E se le nostre piaghe sono gravi e indurite , vieni, tu che sei il caritatevole Samaritano, a effondere su di esse l'olio che fa sparire il dolore e ridona la salute. Il mondo intero ti attende, o Redentore! Vieni e rivelati ad esso, salvandolo. La Chiesa, tua Sposa, comincia in questo momento un nuovo anno; il suo primo grido è un grido di angoscia verso di te; la sua prima parola è: Vieni! Le nostre anime, o Gesù, non vogliono più camminare senza di te nel deserto di questa vita. Si fa tardi: la sera s'avvicina, le ombre sono scese. Levati, o Sole divino; vieni a guidare i nostri passi, e salvaci dalla morte.

LETTURE DELLA MESSA LATINA
Epistola (Rom. 13). Fratelli, riflettiamo che è già l'ora di svegliarsi dal sonno; perché la nostra salvezza è più vicina ora di quanto credemmo. La notte è inoltrata e il giorno si avvicina: gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Viviamo onestamente, come di giorno; non nelle crapule e nelle ubriachezze; non nelle mollezze e nell'impudicizia; non nella discordia e nella gelosia; ma rivestiti del Signore G. Cristo.

Il Salvatore che aspettiamo è dunque la veste che coprirà la nostra nudità. Ammiriamo in questo la bontà del nostro Dio il quale, ricordandosi che l'uomo si era nascosto dopo il peccato, perchè si sentiva nudo, vuole egli stesso servirgli di velo, e coprire tanta miseria con il manto della sua divinità. Siamo dunque preparati al giorno e all'ora in cui egli verrà, e guardiamoci dal lasciarci cogliere dal sonno dell'abitudine e della mollezza. La luce risplenderà presto; facciamo sì che i suoi primi raggi rischiarino la nostra giustizia, o almeno il nostro pentimento. Se il Salvatore viene a coprire i nostri peccati affinchè non appaiano più, noi almeno distruggiamo nei nostri cuori ogni affetto a quegli stessi peccati; e non sia mai detto che abbiamo rifiutato la salvezza. Le ultime parole di questa Epistola caddero sotto gli occhi di sant'Agostino quando egli, spinto da lungo tempo dalla grazia divina a consacrarsi a Dio, volle obbedire alla voce che gli diceva: tolle, lege; prendi e leggi. Esse decisero la sua conversione; egli risolse d'un tratto di romperla con la vita dei sensi e di rivestirsi di Gesù Cristo. Imitiamo il suo esempio in questo giorno: sospiriamo ardentemente la cara e gloriosa divisa che presto sarà messa sulle nostre spalle dalla misericordia del nostro Padre celeste, e ripetiamo con la Chiesa le commoventi suppliche con le quali non dobbiamo temere di affaticare l'orecchio del nostro Dio.

Vangelo (Lc. VI, 25-33). In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: Vi saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra costernazione delle genti spaventate dal rimbombo del mare e dei flutti; gli uomini tramortiranno dalla paura nell'aspettazione delle cose imminenti a tutta la terra; perchè le potenze dei cieli saranno sconvolte. E allora vedranno il Figlio dell'uomo venire con grande potenza e gloria sopra le nubi. Or quando cominceranno ad avvenire queste cose, alzate il vostro capo e guardate in alto, perchè la redenzione vostra è vicina. E disse loro una similitudine: Osservate il fico e tutte le altre piante. Quando le vedete germogliare, voi sapete che l'estate è vicina. Così pure quando vedrete accadere tali cose sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico, che non passerà questa generazione avanti che tutto ciò s'adempia. Cielo e terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

Dobbiamo dunque aspettarci di veder giungere d'improvviso la tua terribile Venuta, o Gesù! Presto tu verrai nella tua misericordia per coprire la nostra nudità, come una veste di gloria e d'immortalità; ma tornerai un giorno, e con sì terrificante maestà che gli uomini saranno annientati dallo spavento. O Cristo, non perdermi in quel giorno d'incenerimento universale. Visitami prima nel tuo amore. Voglio prepararti la mia anima. Voglio che tu nasca in essa, affinchè il giorno in cui le convulsioni della natura annunceranno il tuo avvicinarsi, possa levare il capo, come i tuoi fedeli discepoli che, portandoti già nel cuore, non temevano affatto la tua ira.

PREGHIAMO
Risveglia, Signore, la tua potenza e vieni; affinchè meritiamo d'essere sottratti colla tua protezione e salvati col tuo aiuto dai pericoli che ci sovrastano a causa dei nostri peccati.

mercoledì 1 giugno 2016

Corpus Domini

Ero pochi giorni fa, la vigilia del Corpus Domini, nel luogo da dove è cominciata la mia serie interminabile di guai. 
Chi mi conosce sa che più volte sono stata a un passo dal rinchiudermi in casa come tanti altri prima di me, e che ancora oggi ne sono tentata: bene, proprio in quel momento avevo finito di sentire gli sproloqui della madre di uno che non ce l'ha fatta a resistere e dal 2010 vive isolato dal mondo. A sentire quella donna tutta contenta di come l'ha ridotto, che si scandalizzava dell'uno e dava del delinquente all'altro per il solo fatto di avere una vita, mi sono sentita sommersa da un senso di oppressione, un'angoscia nera molto simile a quella dei mie incubi e anche cacciare via quella pazza in malo modo non è servito a farmi sentire meglio.
Pochi minuti dopo, mentre stavo con le mani nei capelli in un misto di rabbia, paura, compassione e disgusto, vedo passare la processione del Corpus Domini, la più scalcinata che si possa immaginare: era al limite del ridicolo, sembrava uscita da un film di Manfredi, eppure in quel momento ho capito.
Ho capito che se Dio è dappertutto, non può non trovarsi anche lì;
che non esiste un paese "abbandonato da Dio", come si sente dire ogni tanto, casomai è la gente che ha abbandonato Lui;
che magari non vale proprio sempre, ma l'altro giorno in mezzo a quei quattro stonati, dentro all'ostia Gesù Cristo c'era davvero, checchè ne dicano i soliti professoroni, e che se decide di rendersi presente in un certo luogo non c'è scisma al mondo che glielo possa impedire.
A quel punto ho pensato solo questo: grazie Signore che non abbandoni il tuo popolo, per quanto possa essere perfido e infedele: grazie anche a voi don R. e don S., mie vecchie conoscenze, oggi uomini coraggiosi che tenete duro in mezzo a quell'inferno, dove ci sono cose che al confronto la mafia fa solo ridere; grazie in anticipo a chiunque mi aiuterà a tirare fuori di lì tanta gente innocente e normale, ma troppo debole per liberarsi da sè.
Tra meno di un mese mi metterò in coda a un'altra processione per un'altra solennità: a Torino si festeggia il Precursore, quello che gridava contro i suoi compaesani chiamandoli razza di vipere. Chissà da dove aveva preso quell'espressione, che ancora oggi fa il suo effetto e tutto sembra fuorchè presa dalla Bibbia: chissà se era già un proverbio o se l'aveva imparata da sua mamma, la mia seconda patrona da qualche anno a questa parte (per ora solo come pseudonimo, e in futuro sia quel che Dio vuole). Certo però che se lui si rivolgeva in quel modo alla gente d'Israele, mi immagino cosa non direbbe adesso alle vipere che infestano le province italiane.

giovedì 11 febbraio 2016

L'Immacolata Concezione - Vox populi, vox Dei

Che cos'è accaduto alla grotta di Lourdes? la bella signora veduta da Bernadette Soubirous - persona molto semplice, coi piedi per terra e senza manie di esibizionismo - era veramente la Madonna, un'allucinazione, o addirittura un inganno del maligno? Non molto tempo fa trovai un articolo sulle presunte apparizioni mariane che diceva peste e corna di tutte quante: per carità, in molti casi l'inganno è palese, non nel senso di una macchinazione diabolica (come mi capitò di leggere sul blog delirante di un privato) ma di una volgare trovata pubblicitaria; altre volte finiscono alla ribalta persone con qualche squilibrio latente, che avrebbero piuttosto bisogno di quiete e di essere curate; in certi santuari poi - tra cui uno molto "gettonato" in tutti i sensi... - si verificano tuttora fatti inspiegabili e inquietanti da cui, nel dubbio, è meglio girare alla larga.
In realtà per destreggiarsi basta esaminare con spirito critico i tanto decantati messaggi e ogni volta chiedersi: queste parole hanno un senso logico, ed è un senso cristiano? davvero la Madre di Dio può aver detto questo? il più delle volte io mi trovo a rispondere di no, ma bisogna anche dire che fino ai tempi della cresima io credevo a malapena alla terra che calpestavo, e lo scetticismo è un'erbaccia che non si radica tanto facilmente. Eppure è proprio lo stesso spirito critico che da tempo mi fa dubitare: e se tra tutte quelle visioni fasulle ce ne fosse una, anche solo una che non lo è: se per ipotesi la Madonna avesse veramente qualcosa da dire chi sono io, o chiunque altro, per dire che non è possibile solo perchè è successo qua ad occidente? La radice del mio dubbio è proprio il caso di Lourdes, perchè la signora aveva sì un rosario ma non pregava sè stessa, perchè su suo ordine si scoprì una fonte che ha curato tanta gente, e per come i fatti sono avvenuti.
La prima apparizione fu il giorno 11 febbraio, e Bernadette domandò più volte alla signora di identificarsi, ma la celebre risposta - io sono l'Immacolata Concezione - arrivò solo il 25 marzo, il giorno dell'Annunciazione, quando i cristiani ricordano l'unico momento della storia in cui un uomo venne al mondo senza la tara della mortalità (e anche senza l'annuncio di Gabriele sarebbe stato lo stesso, perchè a Dio nulla è impossibile: non inquiniamo, per pietà, ciò che è sacro col moralismo dei pagani!), ed è accaduto per mezzo di Maria. In questo senso il mistero della sua vita è davvero l'immacolata concezione, quella di suo figlio, ed è così che il senso comune dei fedeli l'ha sempre interpretata, in barba alle prediche dei teologi che dicono tutt'altro. Solo pochi anni prima era stata proclamata come dogma una cosa che non è certo blasfema, solo priva di fondamento, e se quella che apparve a Lourdes era veramente la Madonna, lo fece per correggere il suo popolo e riportarlo, più che alla fede, alla semplicità e alla ragione.

giovedì 7 gennaio 2016

Parigi, un anno dopo

E' già passato un anno dalla sparatoria nella sede di Charlie Hebdo: allora non avevo una tastiera sottomano, ma confermo tutto quello che volevo dire.
Che se la siano cercata è un dato di fatto: abbiamo visto tutti quello che scrivevano e disegnavano, era una vera persecuzione che prima o poi doveva cessare, ma non così. Se invece di inventarsi il "diritto alla blasfemia" e altre simili idiozie (perchè anche questo ci è toccato ascoltare!) i magistrati avessero comminato loro delle condanne pecuniarie e non, adesso Charb e gli altri sarebbero in bancarotta, forse in prigione, ma vivi. Ho visto anch'io disegni e scritte del genere quando passavo davanti a un'aula occupata da una manica di figli di papà annoiati che si dichiaravano anarchici: li ho denunciati inutilmente e caricati di insulti, ma non li ho mai toccati con un dito perchè sta scritto: non praevalebunt. E' un Altro che ci deve pensare, con i suoi sistemi così diversi dalle nostre armi miserabili.
Pochi giorni dopo l'attentato ero davanti alla televisione, vidi per caso alcuni minuti di uno spettacolo di Benigni dei primi anni Ottanta: era una sfilza di bestemmie e volgarità urlate nello scantinato di non so quale bettola, roba da tapparsi le orecchie, non molto diversa dalle pagliacciate di Parigi. Un cambio di fotogramma e si vedeva lo stesso uomo trent'anni dopo, sereno e commosso, che leggeva l'ultimo canto del Paradiso ad un pubblico attento e numeroso davanti al Duomo di Firenze. E' ciò che il vescovo di Roma ha chiamato genialmente "la pazienza di Dio": magari anche per i vignettisti di Charlie Hebdo sarebbe stato lo stesso, magari non tutti ma almeno uno di loro sarebbe riuscito a cambiare, e invece non lo sapremo mai per colpa di questi vigliacchi che dicono di essere musulmani e non sanno nemmeno che il Corano parla di Allah al Rahman, Allah il Clemente, il Misericordioso.
Chi mi conosce bene sa quanto mi spavento ogni volta che la stampa viene colpita dalla guerra perchè con questi fanatici non si può mai sapere, se la prendono con chiunque non gli vada a genio, non solo con la satira, e anche chi non è superstizioso con la paura finisce per diventarlo. Dieci giorni dopo ero in città per delle piccole commissioni, entrando nella mia casa che era vuota da mesi trovai la mia penna di vetro per terra, spezzata in due. Abito al primo piano e certo sarà stato un caso, uno scossone del pullman per strada o un colpo troppo forte del portone, ma io che sono (quasi) incapace di piangere quella volta ho vomitato anche l'anima: sembrava davvero una maledizione, quello che provavo era paura allo stato puro non tanto per la mia vita, ma per un'altra vita che per me vale molto di più e che a differenza della sottoscritta firma sempre col suo vero nome. Per fortuna non era successo niente, erano solo i miei nervi che mi stavano facendo un brutto tiro, mi bastò uscire per strada e il panico svanì così come era arrivato e tornai alle mie beghe da quattro soldi con gente che ne fa di tutti i colori, truffa e odia e alza le mani ma se non altro posso dire che non spara.
Adesso, guardando le foto di tutta la redazione, senza farlo apposta mi sale alla mente un pensiero pagano: Signore Clemente e Misericordioso, a questi disgraziati cui è stato tolto il tempo di cambiare, dai un'altra possibilità, solamente per una volta fagli avere un'altra vita.

venerdì 18 dicembre 2015

L'anno della misericordia

Si fa presto a dire Misericordia, a inventarsi e diffondere una devozione ad hoc come se fosse qualcosa a sè stante, una variante cristiana della Fata Turchina. In realtà la misericordia di Dio ha i suoi agenti che il più delle volte non sanno di esserlo: passa attraverso tante mani.
Se penso al suo intervento nella mia vita mi vengono in mente tante persone: rivedo una delle mie maestre d'asilo, una vecchina dal velo nero che visse quasi cent'anni contro ogni previsione. Fu la seconda persona a trattarmi con l'affetto che ogni bambino dovrebbe avere (la prima era insana di mente).
Vedo tutti gli anni in cui ho vissuto come una sguattera e nessuno ha avuto compassione di me, e mi domando dove fosse andata a nascondersi quella Misericordia personificata di cui il vescovo di Roma parla tanto.
Però poi vedo anche le due liste opposte di studenti che mi hanno accolto anche se non ero dei "loro" quando ormai avevo perso ogni interesse e un po' per volta mi hanno riportato nel mondo dei vivi, forse senza rendersi neanche conto di quanto bene mi abbia fatto la loro compagnia.
Vedo quel signore della buona società che mi assunse cinque anni fa nel giorno di san Nicola (che penso proprio ci abbia messo le mani, perchè per quel lavoro ero la persona più negata di tutto il Piemonte) e che poi mi ha aiutato a studiare.
Adesso, dopo l'ennesimo annus horribilis di cui ormai ho perso il conto, il buon Dio mi ha voluto mandare due persone: la prima è una straniera dalla pazienza infinita che mi ha aiutato a riavere una vita normale e che a sua volta ha urgente bisogno di cure mediche; l'altro guida la lista che mancava sempre all'appello, quella di cui tutti parlavano male e a cui non era stato dato un solo metro quadro dove farsi conoscere e dimostrare la propria innocenza: solo ora scopro che quello doveva essere il mio posto da oltre dieci anni, guardo le mani della misericordia e vedo che stavolta somigliano alle mie, perchè tutto il bene che ho avuto ora lo posso restituire.

giovedì 8 ottobre 2015

L'inconscio superiore

Sono anni che questa storia va avanti, e ogni volta ringrazio mentalmente Jung per aver scoperto l'esistenza dell'inconscio superiore, altrimenti chissà cosa non avrei pensato.
Era un giorno d'inizio estate del 2011 quando rischiai la vita per un scompenso cardiaco, dovuto alla mancanza cronica di sonno e alla vita disordinata cui ero costretta. Ero talmente depressa che rifiutai perfino di andare all'ospedale, il problema si risolse poi da sé, ma cominciò presto una lunga serie di incubi: un processo per anarchia, una prigione durissima, congelamento, botte, tempeste, attacchi d'asma, il tutto ambientato in un contesto molto vecchio, non oltre la metà del Novecento.
Era l'ultima cosa che mi ci voleva in quelle condizioni ma il panico non ha mai avuto la meglio, perché c'era sempre una figura luminosa in mezzo a quell' inferno: molto alto e di una bellezza nobile, un po' patito ma sereno come chi ha vinto su una grave malattia, non dimostrava più di quarant'anni, quarantacinque al massimo.
Nella realtà non conosco nessuno con un simile aspetto, sembrava piuttosto uscito da qualche vecchio film di Hollywood e ogni volta che fossi malata, isolata o che qualcuno cercava di farmi stare male, me lo sognavo di nuovo. Parlava una lingua o dialetto che facevo molta fatica a capire - di certo non era inglese - con una bella voce chiara e non si presentò mai per nome, ma disse di essere il mio avvocato e che mi avrebbe tirato fuori dai guai.
Non credo affatto al channelling, e non mi permetto di pensare che qualcuno tra i santi si smuova per me: Dio mi guardi da una simile presunzione! Sono una persona di scienza e sono convinta che quello che vedevo non era altro che un prodotto del mio inconscio o meglio della sua parte più sana, quell inconscio superiore che tutti abbiamo e che di solito rimane latente per poi risvegliarsi quando c'è n'è bisogno.