martedì 15 novembre 2011

Santa Pazienza: due parole sul nostro Paese

La notizia è fresca di giornata (il fatto un po' meno, pare che siano passate alcune settimane): mentre mi reco, come ogni giorno, all'ufficio che pazientemente mi sopporta da quasi un anno e ospita le mie attività benchè abbiano poco o nulla a che fare col suo ambito professionale, incrocio una locandina de La Stampa che annuncia l'ennesima boutade del sistema giudiziario italiano: una traduttrice musulmana che collabora con il tribunale di Torino sarebbe stata espulsa dall'aula con l'accusa gravissima di aver assistito all'udienza a capo coperto, in palese violazione della legge vigente, e per di più di aver commesso l'increscioso reato alla presenza di un giudice.
La prima reazione è stata secondo la logica: "Riecco un altro episodio di razzismo", a metà tra lo sbadiglio e il levare gli occhi al cielo invocando la Santa Pazienza, ormai eletta di fatto come nuova patrona d'Italia.

Arrivo in ufficio pronta a rifare per la millesima volta il predicozzo sul velo come simbolo di protezione che spesso non è accompagnato dai fatti (nessuno si chiede perchè la signora debba tutti i giorni tapinare fino in tribunale anzichè dedicarsi alla propria famiglia, come vorrebbe il Corano, la Bibbia e il semplice laicissimo buonsenso?), sul perchè a nessuna monaca cattolica è mai stato rimproverato l'uso del velo neanche da parte delle toghe rosse più agguerrite, sulle Lettere di San Paolo, sul bla, bla e ancora bla.

Trovo la versione integrale dell'articolo e scopro che la realtà è ben diversa: non di razzismo si tratta, ma di ottusità bell'e buona. Il giudice Giuseppe Casalbore, erroneamente indicato da La Stampa come pm quando in realtà è giudice ed è il presidente della prima sezione penale, ha dichiarato di aver semplicemente voluto applicare la legge, e poichè le disgrazie non vengono mai da sole gli fa eco l'avvocato di parte civile, donna e per di più presidente di un centro interculturale; cito testualmente il quotidiano perchè i fatti parlino da soli:

"Il legale pone l’accento sul decoro dovuto in aula e sceglie l’esempio delle «giovani colleghe giustamente sanzionate quando d’estate si presentano nelle aule in abiti non consoni»."

Abiti non consoni??? Ma perchè sotto al velo era in mutande questa qua???

Zittisco la parte del mio cervello che ancora ragiona in monferrino stretto e vorrebbe ripetere per telefono al tribunale la frase di cui sopra. La zittisco perchè il punto è un altro: ho assistito di persona al tipo di lezioni che frequentano i futuri avvocati e magistrati, alcune delle quali tenute dallo stesso Casalbore che se non altro aveva un minimo di verve e mi evitava di sprofondare nel sonno, e garantisco a chiunque che sia la massa di materiale da studiare a tempi di record, sia l'assenza totale di metodo, sembrano fatti apposta per rincitrullire anche gli studenti più brillanti. Tanto per dare l'idea, la prima settimana di lezione consisteva nel sorbirsi quattro ore filate di spiegazioni su come si accende un computer, come si maneggia una tastiera o un mouse, come si elabora un testo Word... spiegazioni date ad una generazione che è cresciuta a pane e videogiochi.

Non li si può neanche accusare di sadismo intellettuale, perchè anche coloro che insegnano a loro volta sono già stati cotti a puntino, e ragionano così anche nella vita professionale. Se sta scritto che i magistrati sono soggetti solo alla legge, ciò significa che tutto ciò che non è legge deve essere ignorato;tutto, anche il lume della ragione. Dei vari relatori che avevano tenuto le lezioni, uno solo sembrava essere guidato non solo dai codici ma anche da un senso morale e da una certa libertà di pensiero: era un docente emerito molto anziano, che doveva aver studiato nell'immediato dopoguerra, quando la costituzione e la repubblica erano cose cui molta gente credeva, uno di quegli uomini di legge fatti sullo stampo di uno Scalfaro o di un Einaudi, moralisti fino all'impossibile, ma in buona fede e convinti del proprio mestiere. Tutti gli altri erano una massa grigiastra, e se mai vi era stato in loro una qualche convinzione, ormai non ne restava la minima traccia.

Tali sono i personaggi che dovrebbero fare da maestri ai futuri magistrati, e tali diventeranno i loro allievi, se non smettono subito. Quanto a me, che non ho mai creduto a certe frottole, ringrazio il Padreterno di avermi tolto in tempo da quella galera.

Altro che hijab, islam, cristianesimo e costituzione: qui l'unico velo da stendere è quello pietoso.


PS: come ha giustamente ricordato il presidente del tribunale, l'obbligo di assistere all'udienza a capo scoperto è previsto per il processo civile, non per quello penale dove di solito i problemi disciplinari sono ben altri. Quindi Casalbore, oltre a passare per razzista, ha anche commesso una gaffe clamorosa.

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