giovedì 13 giugno 2013

Un uomo perbene

Normalmente i testi sacri non si recensiscono, ma gli apocrifi sono un caso a sè: il motivo per cui sono stati esclusi dal  canone e non vengono mai letti in chiesa è proprio il grn miscuglio che si è creato t ra le verità di fede e la fantasia dei traduttori, che spazia dalla poesia pura fino allo spiritismo di bassa lega. Nel mezzo c'è il vero miraggio di chiunque sappia tenere una penna in mano: riferire i fatti allo stato puro, senza aggiungere o togliere una sola virgola, che è poi il segno grafico di un respiro.
Ci sono riusciti gli anonimi autori dei Vangeli dell'infanzia, raccogliendo testimonianze sugli anni di Gesù in Egitto che solo una persona poteva conoscere. E' in questi episodi, non in certi "messaggi" di dubbia provenienza, che si sente la voce di Maria e tutta la sua riconoscenza verso il marito che più volte l'aveva salvata da un mare di guai. Il primo episodio è quello che tuti conoscono: a quei tempi l'adulterio era un reato punito con la lapidazione, e Giuseppe non voleva che la sua fidanzata fosse condannata a morte: qualunque cosa fosse accaduta durante la sua assenza, quel bambino non ne aveva colpa. E anche quando furono tutti al sicuro in Egitto, non doveva essere facile vivere assieme a una donna abituata a parlare con gli angeli e un bambino che giocava a compiere prodigi.
Giuseppe, più di Giovanni Battista, è stato l'ultimo personaggio del Vecchio Testamento: non aveva mai avuto tendenze mistiche in vita sua, portava avanti la sua bottega e ringraziava il Signore per la prosperità che gli concedeva: se il suo figlio adottivo avesse provato a spiegargli in anticipo quel famoso paragone dei gigli del campo (che è rivolto a tutto il popolo e non solo a pochi eletti, anche se nessun parroco si azzarda a dirlo apertamente), forse non ne avrebbe capito il senso. Come san Pietro, era forse un tipo un po' brusco, ma persona perbene: non leggiamo una sola volta che abbia caricato dei pesi sulle spalle della moglie, o che l'abbia mai lasciata in laboratorio a sostituirlo e tantomeno ha mai sfruttato la sua istruzione al tempio per mandarla a fare la scriba o a litigare al banco delle imposte.
Oggi, anno Domini 2013, dietro queste pagine c'è una blogger che soffre terribilmente del vizio dell'ira, specie di fronte a certi episodi. Ogni volta che sto per alzare le mani su qualcuno, vorrei avere la prontezza di invocare s. Giuseppe o qualsiasi altro abitante del cielo, perchè vada a difendere quelle povere schiave; perchè ragionando a mente fredda, mi rendo conto che se riesco a pregare per loro, diventa una guardia anche per me contro il vero ideatore di tutte le prepotenze del mondo.

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