martedì 20 dicembre 2016

Il ritratto di Eva

Serendipità: quando si cerca un cosa e se ne trova un'altra. L'esempio più famoso è la scoperta di Cristoforo Colombo, questa volta invece è accaduto ad un naturalista.
Quando si parla di evoluzione, si sentono raccontare fesserie di ogni sorta: da un lato quelli che si ostinano a prendere alla lettera il libro della Genesi, come se il Padreterno fosse un insegnante di scienze delle elementari; dall'altro i razionalisti ad oltranza che si arrampicano sugli specchi pur di negare l'evidenza e di adattare la realtà dei fatti alle loro corte vedute.
Come sempre, il buonsenso sta nel mezzo e questo libro ("Il grande racconto dell'evoluzione umana" di Giorgio Manzi, edito da Il Mulino) ne è un raro esempio. L'autore non si perde in chiacchiere, non inventa teorie strampalate, non si fabbrica le prove e neanche le nega: si limita a riferire i fatti lasciando che parlino da sè. D'altra parte ad un antropologo, lo dice il nome, non si chiede di raccontare le fiabe ma la vera storia dell'uomo, e la storia non è altro che la cronaca dopo che ha smaltito la sbornia.
E' proprio in mezzo alla sobrietà, al realismo e al buonsenso che la serendipità si inserisce ed evita che la ragione si trasformi in un'idea fanatica. Quando i biologi si sono messi alla ricerca del ceppo originario da cui derivano tutte le razze umane (diciamolo pure, non è una parolaccia), hanno scoperto che l'origine stava in una donna: una sola traccia di DNA mitocondriale, quello che si eredita in linea materna, appariva sempre identica in tutte le varianti possibili della specie Homo Sapiens sparse per il mondo. Un po' per semplificare, un po' forse per provocazione, l'hanno chiamata "Eva mitocondriale" e ne hanno fatto realizzare un'immagine in modo che il pubblico potesse capire.


Doveva essere solo un facsimile, poco più di un manichino, e invece dalle mani dello scultore è venuta fuori LEI: la capostipite di tutti gli umani, meglio nota come Eva, con dei tratti che non appartengono a nessuna razza perchè le riassumono tutte quante. Eva con la sua bellezza primitiva e con la sua miseria, con quei segni di vecchiaia precoce che pure avrebbe potuto evitare e con quel pancione che ci contiene tutti quanti e per cui le è stata perdonata la sua stupidità (motivo per cui non la si deve insultare: è una bestemmia, dato che adesso sta in mezzo ai santi).




E' un'immagine di una tale potenza da far dubitare anche gli scettici più incalliti. Non ho mai visto la statua dal vero, solo in fotografia, ma credo che chi ci si trova di fronte si senta proprio osservato: quando qualche anno fa ho parlato di icone a tre dimensioni, intendevo dire questo e non ho nessun problema a dire che potrebbe stare anche in Duomo, così nuda come l'hanno fatta, perchè in fondo Dio non ci ha mica creati vestiti.
Prossimamente, se Dio vuole, mi andrò a impegolare nella mitologia della "dea" sul terreno della psicanalisi. Finora ho sempre rimandato perchè provo un certo fastidio davanti a certe forme di auto-esaltazione femminile, e scriverò questo libro come una penitenza perchè anch'io in passato mi sono lasciata abbindolare, ma quando ho visto questa immagine ho finalmente compreso che alla base di certi miti c'era stato un vero e proprio inganno diabolico, ma dietro a tanti altri c'era solo il ricordo, debole e confuso, di una donna in carne e ossa, Eva la madre dei viventi.

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