venerdì 2 ottobre 2009

Allattamento a richiesta

I bambini, che siano allattati al seno o al biberon, hanno bisogno di essere allattati a richiesta.
E' abbastanza evidente che nel mondo animale è improbabile che mamma orsa rimandi una poppata del suo orsetto perché ritiene che "non sia ora" e perché ha mangiato - secondo lei - da troppo poco tempo. Nonostante questo, non credo che qualcuno pensi che i cuccioli di orso siano viziati o che rendano schiavi la propria madre. Tra gli esseri umani occidentali è stato così fino a non molto tempo fa, ed è ancora così nelle popolazioni che noi consideriamo primitive. Allo stesso modo degli orsi, chi considera "viziati" o "piccoli tiranni" i bambini che vivono nel cuore dell'Amazzonia o nel bel mezzo dell'Africa? Eppure le loro madri allattano e lo fanno per molti anni. Lo stesso discorso si può fare per molti popoli al mondo. Cosa è successo in occidente? Nell'ultimo secolo gli antichi saperi riguardo alla gravidanza, al parto e alla cura dei neonati , sono stati strappati alle donne e sono stati presi dalla Medicina. Questo ha portato molti vantaggi riguardo alla salute, diminuendo la mortalità delle madri e dei bambini, ma ha anche comportato che venisse trattato alla stregua della patologia (cioè della malattia, dell'anormalità) anche ciò che era semplicemente fisiologia (cioè normale funzionamento del corpo umano). L'impatto su cosiddetto "evento nascita" è stato fortissimo (si vedano i testi consigliati): nei libri di puericultura di trent'anni fa (e in parte purtroppo anche in pubblicazioni attuali), per i neonati si leggevano indicazioni del tipo "le poppate dovranno essere una ogni tre ore [alcuni testi indicano ogni 4 ore!] mantenendo comunque un intervallo notturno di 6 ore per permettere il riposo della madre. Gli orari indicati per le poppate sono 6 - 12 - 15 - 18 - 21 - 24. La poppata non dovrà durare più di 10 minuti per seno. Il bambino dovrà essere pesato prima e dopo la poppata per verificare la quantità di latte ingerita" Seguivano poi delle tabelle con le quantità di latte che il bambino doveva assumere in base all'età, e se il bambino prendeva meno di quanto indicato allora bisognava ricorrere alla famosa aggiunta di latte artificiale. Alla luce delle conoscenze scientifiche attuali (ma anche in base a quello che le nostre bisnonne, e persino il nostro gatto in giardino, hanno sempre saputo), tutto questo è non solo inutile, ma bensì dannoso. Sia nel caso del latte materno sia nel caso del latte artificiale, non è possibile stabilire a priori ogni quanto un bambino può aver fame e quanto debba mangiare. E' vero che il latte artificiale è meno digeribile, quindi è abbastanza probabile che i bambini allattati artificialmente richiedano di mangiare meno spesso, ma ogni bambino è un caso a sé: alcuni bambini preferiscono poppate brevi e frequenti, altri poppate lunghe e distanziate. Più spesso invece la realtà corrisponde a un misto di queste due situazioni e cioè in alcuni momenti della giornata le poppate saranno veloci e ravvicinate, mentre in altri le poppate dureranno di più e con un maggiore intervallo. Oggigiorno qualcuno si è pure inventato il mito della "doppia digestione" (cercate pure sui libri di medicina: non esiste!), per cui si trovano indicazioni incongruenti come "allattate a richiesta ogni qualvolta lo richiede il bambino ma aspettando un intervallo di tre ore" (il che significa: non allattate a richiesta) e la spiegazione sarebbe quella che allattando più frequentemente il bambino sarebbe sottoposto a una terribile quanto inesistente "doppia digestione". Come mai è dannoso mantenere orari e durate prestabilite? Per quanto riguarda l'allattamento al seno, dagli articoli precedenti avrete oramai capito che per avere una produzione di latte adeguata alle esigenze del vostro bambino, è necessario farlo poppare tutte le volte che desidera e per tutto il tempo che vuole: più il bambino poppa, più latte si produce. Non è un caso che quando la maggior parte delle donne seguiva la regola "ogni 3 ore e 10 minuti per parte", nell'arco di qualche settimana si ritrovavano misteriosamente senza latte. Inoltre molto probabilmente i bambini prendevano poco peso, perché anche se di latte ce n'era, veniva limitata la quantità giornaliera che il bambino poteva ingerire. Lo stomaco dei bambini è molto piccolo, quindi anche se sono rimasti affamati dalla poppata precedente, perché è durata poco o perché è passato troppo tempo, non possono prendere alla poppata successiva una maggior quantità di latte per recuperare, perché non ci sta. L'unico modo per sfamarsi quindi è mangiare spesso. Questo vale anche per il biberon: se la tabella data dal pediatra o dal produttore di latte artificiale ha deciso che il bambino deve prendere rigorosamente 120 ml di latte ogni tre ore, cosa succede se in quel periodo, magari per un cosiddetto "scatto di crescita", il vostro bambino vuole più latte o ha fame prima delle tre ore stabilite? Mangerà meno del necessario e quindi crescerà di meno. L'aspetto più assurdo è che l'allattamento a orari ha come scopo "favorire il riposo della madre". Ora, ditemi voi che cos'ha di riposante avere un bambino che urla disperato perché ha fame, e magari manca ancora un'ora alla poppata successiva... Non parliamone poi se questo accade di notte! Per sopravvivere allora ci si è inventati i biberon di camomilla, tisane, acqua, acqua e zucchero. Venivano (e vengono) dati tra una poppata e l'altra proprio per far "tener duro" il bambino, fino ad arrivare all'orario previsto del pasto. Il problema è che, riempiendo la pancia di liquidi e zuccheri, è facile che il bambino rifiuti la poppata successiva o ne prenda solo una parte, alimentando così il circolo vizioso del "poppate scarse - scarsa crescita" (sia nel caso di latte materno che nel caso di latte artificiale). Fin'ora abbiamo parlato solo degli aspetti strettamente nutrizionali dell'allattamento. L'allattamento però è soprattutto relazione: relazione reciproca tra mamma e bambino. Una mamma che allatta a orari (che sia al seno o al biberon), non legge i segnali, i tentativi di comunicazione che le manda il sui bambino. Oppure c'è chi, pur cogliendo questi segnali, si affida all'allattamento a orari perché ritene che il bambino debba avere subito delle regole, altrimenti diventa un "viziato", un piccolo tiranno. Al contrario: un bambino che riceve risposta alle sue richieste di nutrimento diventerà più sicuro di sé, impara ad autoregolarsi e conquista una maggiore autonomia perché capisce prima che può influenzare l'ambiente che lo circonda. Spesso si considera l'allattamento e il conseguente contatto fisico con la madre un "vizio", e quindi si tende a limitarli il più possibile. Invece per i bambini si tratta di "bisogni", al pari di respirare. Infatti il bambino succhia il seno non solo per mangiare, ma anche semplicemente perché gli piace, perché gli dà sicurezza, perché si rilassa. Il nome tecnico è "suzione non nutritiva". Tutti conosciamo la frase "ha preso il mio seno per un ciuccio": il seno è anche un ciuccio ed è normale che sia così, o meglio, è il ciuccio che tenta di sostituire il seno. Esiste un famoso esperimento in proposito fatto con le scimmie: a un cucciolo di scimmia veniva posta la scelta tra una scimmia finta fatta di filo di ferro con attaccata un biberon pieno di latte, e un'altra scimmia finta ricoperta di pelliccia ma senza biberon. Pensate che il cucciolo abbia scelto la scimmia con il biberon? No, ha scelto la scimmia con la pelliccia, e ci restava attaccata tutto il giorno. L'abbraccio e il contatto fisico sono quindi un'esigenza primaria per i bambini. Nel caso dell'allattamento al seno è implicito che il bambino sia a contatto con la madre. Non bisogna scordare questo aspetto quando si usa il biberon, quando spesso il bambino è lasciato nella culla mentre prende il biberon e non viene tenuto in braccio, o quando dare il biberon al bambino diventa un'attrazione per tutte le parenti di sesso femminile che si mettono in coda per "giocare alla mamma". E' meglio che, per quanto possibile, il biberon sia dato dalla mamma o in sua sostituzione dal papà, proprio perché non si tratta semplicemente di nutrire ma di costruire una relazione. Ricordiamoci che la specie umana per millenni ha poppato a richiesta, è stata allattata a lungo -ben oltre l'anno- e portata in braccio (le carrozzine sono un'invenzione recente) e non ho mai sentito dire che i nostri avi, compresi i personaggi storici, valorosi condottieri, artisti, letterati e chi più ne ha più ne metta, fossero tutti dei bambini viziati. Come fare allora per allattare a richiesta? Allattare a richiesta è facile a dirsi, ma non a farsi. Nelle prime settimane è relativamente semplice: si sa che nei primi tempi la mamma è completamente assorbita dalle esigenze del bambino, e quindi è più probabile che reagisca tempestivamente ai primi segnali di fame del bambino (movimenti con la bocca, movimenti della testa, manine portate alla bocca, piccoli sospiri ecc...), sapendo che il pianto è un segnale tardivo di fame. Gli unici intralci saranno dati da chi, cresciuto con in testa la regola "ogni 3 ore, 10 minuti per parte", vi assillerà dicendo che "non è normale" che vostro figlio poppi così spesso e così via. In genere si riesce a sorpassare questo ostacolo. La fase cruciale arriva dopo. Passato il mese di vita del bambino o poco più, si sente dire in giro che gli intervalli tra le poppate si allungano, alcuni bambini addirittura dormono tutta la notte. A volte succede, ma se si allatta a richiesta molto probabilmente questo accadrà dopo molti mesi, non dopo un mese. Siccome la pressione di chi ci dice che i bambini allungano le poppate è martellante, ci si convince rapidamente che quelle smorfie o quel pianto "non sono fame", magari guardando l'orologio e constatando che è passato troppo poco dalla poppata precedente. E così si prova a distrarre il bambino, a cullarlo, a cambiarlo, a fare mille cose ma non a dargli il seno (o il biberon), e magari questi tentativi dopo un po' funzionano, rafforzando l'idea che non si trattava di fame. Questo è più probabile dopo il terzo mese, periodo in cui effettivamente il bambino è più attratto dagli stimoli esterni per cui può accadere che, anche se ha fame, potrebbe attendere un po' se trova qualcosa di interessante da vedere o toccare. Inoltre non è facile, mentalmente, accettare questa dipendenza tra madre e figlio. In nessun'altra fase della nostra vita c'è una dipendenza tanto forte da un'altra persona. A volte non è facile per la madre, a volte non è facile per chi la circonda. La mamma, una volta ripresa dallo scombussolamento della sua nuova vita, forse avrebbe voglia di uscire di più, di fare cose che faceva prima. E perché no? Tutto questo non è incompatibile con l'allattamento a richiesta, anzi. Per allattare non è necessario stare barricate in casa, e nemmeno, se si è fuori, chiudersi nel bagno di un bar. Purtroppo recenti articoli di cronaca dimostrano che non tutti accettano favorevolmente una mamma che allatta in pubblico, ma per fortuna sono casi isolati. Anzi, più mamme allattano in pubblico più le persone si abitueranno alla normalità di questo gesto. Si può allattare in pubblico con estrema discrezione: con una camicia abbottonata davanti, in pochi istanti si riesce ad attaccare il bimbo al seno e non se ne accorgerà nessuno. Se poi si vuole ancor più discrezione, uno scialle o una sciarpa per coprire completeranno il tutto. Se si usa il biberon è necessaria un po' più organizzazione per via della preparazione corretta del latte artificiale (vedi l'articolo in proposito), ma con un po' di pratica si può uscire senza problemi. A volte è chi sta vicino alla madre che non tollera questo stretto rapporto con il bambino: viene visto come qualcosa di morboso, oppure c'è invidia o gelosia, cercando in ogni modo di frapporsi tra la madre e il bambino. Questo contribuisce ad alimentare l'insicurezza nella madre, facendole credere che effettivamente ci debba essere un maggiore distacco tra lei e il bambino e che ciò che stia facendo sia sbagliato. Il biberon viene spesso proposto (specialmente da chi lo produce) come simbolo di libertà della madre, contrapposto all'allattamento al seno. Allattare al seno a richiesta non significa che non si potrà mai fare un passo senza il proprio bambino perché potrebbe aver fame. I bambini non sono stupidi e sanno che il latte arriva dalla loro mamma. Alla nonna non chiederanno il seno, e nemmeno al papà... Ovviamente la durata dell'assenza della madre dovrà essere valutata in base al bambino e alla sua età. In ogni caso, allattando a richiesta si potrà far fare una poppata al bambino (anche se "non richiesta") subito prima di uscire, e al ritorno il bambino popperà un numero maggiore di volte per recuperare. E' anche possibile che durante l'assenza della madre, anche se dura diverse ore, il bambino non voglia in alcun modo poppare, nemmeno latte materno precedentemente tirato, come se aspettasse il ritorno della mamma per poppare. Esiste anche la situazione opposta a quanto illustrato prima, anche se accade di rado, e cioè pensare che qualunque richiesta del bambino si possa soddisfare con il seno. Più il bambino cresce, più presenta nuove esigenze. Non gli basta più aver mangiato, essere pulito e ricevere un po' di coccole: vuole vedere cose nuove, magari si sta annoiando, vorrebbe uscire, vorrebbe giocare. Se non gli vengono proposti questi stimoli o se a ogni sua richiesta si risponde, magari per praticità, attaccandolo al seno, non c'è molta differenza tra dargli il seno e tappargli la bocca con il ciuccio, per quanto il seno sia meglio del ciuccio in quanto significa comunque relazionarsi con una persona piuttosto che con un pezzo di plastica, e comunque dare il seno è sempre una dei tentativi da fare quando un bambino piange e non se ne capisce il motivo. Non si deve nemmeno travisare pensando che "allattare al seno a richiesta" significhi avere il bambino letteralmente tutto il giorno o buona parte di esso attaccato al seno (preciso letteralmente perché per chi è abituato a "ogni 3 ore, 10 minuti per parte" considera una poppata ogni due ore "avere il bambino sempre attaccato", quando invece non è così). Se è il vostro caso, sarebbe bene far controllare l'attacco al seno da una persona esperta perché forse il trasferimento di latte non avviene in maniera efficace, obbligando il bambino a poppare quasi di continuo. Mensilmente tengo degli incontri con delle mamme i cui bambini hanno dai quattro mesi in su. Molte con orgoglio "allatto il mio bambino al seno a richiesta". Spesso dopo un po' il bambino è irrequieto, piange, la mamma prova a dargli un giochino (che viene irrimediabilmente lanciato via), allora viene preso in braccio e questo si gira verso il seno spalancando la bocca, indicando inequivocabilmente che ha fame. Io provo a dire con delicatezza "Guarda che se il bimbo ha fame puoi allattarlo senza problemi". Il più delle volte la mamma guarda l'orologio e dice che non può essere "già" fame... Può anche essere che non si tratti di "fame-fame", forse il bambino ha bisogno di conforto dato che si trova in un ambiente a lui sconosciuto. E mi rendo conto di quanto sia difficile allattare veramente a richiesta. Detto così sembra molto semplice, ma è una cosa frequentissima. Io ero uguale, anzi, ho fatto di peggio perché nonostante allattassi al seno, ogni volta che mio figlio apriva bocca, prima di chiedermi cosa volesse gli davo il ciuccio (ebbene si, lo confesso!).
da www.bambinonaturale.it

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