giovedì 8 ottobre 2009

Custodi della fede

A pochi giorni dalla festa del Velo di Maria (detta anche festa della Protezione) ecco un brano di Pavel Evdokimov sul privilegio del silenzio di cui il velo è simbolo fin dalla notte dei tempi:

"La donna ha la sua maniera d'essere, un suo modo di esistenza, il dono di tessere il proprio essere con la sua relazione particolare con Dio, con gli altri, con se stessa. Nonostante le deformazioni storiche di fondo di sè il mistero del suo essere e dei suoi carismi: ciò che S. Paolo designa con il simbolo eternamente ricco del velo (1 Cor. 11), segno evidente del sacro. Al contrario, la grande Prostituta di Babilonia (Ap. 17) profana e degrada la propria femminilità in quanto essenza religiosa del femminile; essa strappa il suo velo, si denuda, si disincarna del mistero femminile, del fiat pronunciato alla sua eterna maternità. Ogni donna deve decifrare questo mistero per leggervi il suo destino, la sua vocazione, i suoi carismi.
Il racconto biblico della prima monade umana Adamo-Eva mostra in essa l'archetipo originale della consustanzialità dei principi complementari. La caduta li polarizza, e da allora o sono dei contrari in lotta, o delle alterità che si accettano e si completano, per farne una nuova creatura in Cristo.
L'uomo supera il proprio essere, è più esteriorizzato; il suo carisma di espansione dirige il suo sguardo al di là di sè: egli riempie il mondo delle sue energie creatrici, si impone, padrone e conquistatore, ingegnere e costruttore. Riceve accanto e sè la donna, suo aiuto. Questa è insieme sua fidanzata, sua sposa e sua madre.
Più interiorizzata, la donna resta agevolmente nei limiti del suo essere, di cui riempie il mondo con la sua presenza irradiante. Gloria dell'uomo (1 Cor. 11, 7), nella sua purezza luminosa è come uno specchio che riflette il volto dell'incontro tra Dio e l'uomo. lo rivela a se stesso, e con ciò lo corregge. Così aiuta l'uomo a comprendersi e ad attuare il senso del proprio essere: lo completa decifrando il suo destino, perchè è con l'aiuto della donna che l'uomo diventa più facilmente ciò che è.
La parola di S. Pietro (1 Pt. 3, 4) si rivolge a ogni donna e contiene tutto un vangelo del femminile sulla sua maternità spirituale. Questo testo definisce con esattezza il suo carisma fondamentale: la generazione dell'uomo nascosto nel suo cuore, homo cordis absconditus.
L'uomo è più incline ad interessarsi solo della propria causa; al contrario l'istinto materno della donna come nelle nozze di Cana (Gv. 2, 1 e segg.) scopre immediatamente la sete dello spirito anche degli uomini e trova la sorgente eucaristica per estinguerla. Il rapporto sociologico madre-figlio fa che la donna, Eva-fonte di vita, vigili su tutto l'essere, protegga la vita del mondo. Il suo carisma della maternità interiorizzata e universale porta ogni donna verso l'affamato e il bisognoso, e precisa mirabilmente l'essenza femminile; vergine o sposa, ogni donna è madre in aeternum: è il carattere sacramentale iscritto nel suo stesso essere. Le componenti della sua anima la predispongono a "covare" tutto ciò che trova sul suo cammino, a scoprire nell'essere più virile e più forte un fanciullo debole e senza difesa.
Se si definisce l'amore maschile: amare è avere bisogno, per la donna amare è soddisfare un bisogno, prevenirlo e precorrerlo. Gesù vedendo sua madre e vicino a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna ecco tuo figlio. Parola fondamentale che fa della Vergine Maria, figura della Chiesa-Madre e di ogni donna, un essere ecclesiale: l'eterno-virgineo, l'eterno-femminino che ne deriva, e l'eterno-materno, archetipo della Magna Mater.
Conquistatore, avventuriero, costruttore, l'uomo non è eterno nella sua essenza. Un antico testo liturgico proietta sulla maternità della Vergine la luce della paternità divina: Tu hai generato il Figlio senza padre, quel Figlio che il Padre prima dei secoli ha generato senza madre. La maternità della Vergine si pone così come figura umana della Paternità divina.
Si coglie la sua potenza salvatrice se si comprende che Eva non fu tentata in quanto sesso debole; al contrario, è stata sedotta perchè è lei che rappresenta il principio dell'integrazione religiosa della natura umana; colpita al cuore, questa soccombe immediatamente: Adamo la segue, docilmente (la donna mi ha offerto il frutto!), senza offrire alcuna resistenza, senza formulare domanda.
Se la caratteristica dell'uomo è agire, quella della donna è essere: ed è lo stato religioso per eccellenza. L'uomo crea la scienza, la filosofia, l'arte, ma altera tutto con una tremenda obbiettivazione della verità organizzata.
La donna è l'opposto di ogni obbiettivazione, il suo forte non è la creazione ma la generazione. Nel suo essere stesso, essa è il criterio che corregge ogni astrazione per ricollocare al centro i valori, per fare in modo che si manifesti correttamente il verbo maschile. Istintivamente la donna difenderà sempre il primato dell'essere sulla teoria, dell'operativo sullo speculativo, dell'intuitivo sul discorsivo. (...) L'uomo ex-statico è nell'estensione di se stesso, nella proiezione del suo genio al di fuori, per dominare il mondo; la donna in-statica è rivolta verso il proprio essere, verso l'essere. Il femminile si esercita a livello della struttura ontologica; non è il verbo ma l'esse, il grembo della creatura. E' questa la manifestazione della santità, quella santità dell'essere che è insopportabile ai demoni; e non mediante gli atti ma nella sua purità-santità la donna ferisce il dragone alla testa. (...)
Alla Russia del XX secolo è stato dato di passare attraverso il baratro di un destino storico unico; questa esperienza è ricolma di un senso profetico per quelli che sanno leggerla nel libro del tempo. I grandi spirituali, gli startzy, hanno manifestato un interesse tutto speciale verso la diaconia della donna. Così gli startzy Macario e Ambrogio di Optina, seguendo l'esempio profetico di San Serafino di Sarov, si sono consacrati alla missione femminile, alla formazione apostolica della donna, e ciò testimonia la loro sorprendente chiaroveggenza.
La donna ha una percezione intuitiva, dal suo stesso grembo, dei valori dello Spirito: è dotata di senso religioso; "l'anima è naturalmente cristiana" è detto anzitutto delle donne. I marxisti l'hanno avvertito perfettamente. L'emancipazione delle donne e l'uguaglianza dei sessi sono in primo piano nelle loro preoccupazioni. La virilizzazione della donna tende a modificare il suo tipo antropologico, a tenderla perfino nella sua psiche identica all'uomo.
Questo progetto di livellamento nasconde una lotta fra le più violente contro la legge di Dio e mira all'annientamento dello stato carismatico femminile. Ora, la testimonianza è oggi unanime: la fede nella Russia sovietica fu conservata dalla donna russa; e tutti sono meravigliati per la parte della donna nella trasmissione della fede. Il rinnovamento religioso e la continuità della tradizione sono dovute alla sposa e alla madre. La donna, la ragazza russa, in pieno movimento di socializzazione, aspirano il più spesso e in una maniera sorprendente a interiorizzare e a vivere la verità che esse leggono sulle icone della Theotokos. La loro femminilità discreta sembra ispirarsi più alle "Vergini della tenerezza" che all'ideale essenzialmente virile del regime. E' la donna russa, con i suoi carismi, che, senza violenza, conserva i valori eterni, e rifà dal di dentro la Russia cristiana.
Dal cuore della donna scaturisce spontaneamente, istintivamente, la resistenza invincibile al materialismo e a tutti gli elementi demoniaci della decomposizione della civiltà moderna. La salvezza del mondo non verrà che dalla santità; ora, questa è più interiore alla donna nelle condizioni della vita moderna.
Secondo gli spirituali, il silenzio possiede un valore immenso. Il silenzio attivo è popolato di presenze: Chi sa ascoltare il Verbo, sa ascoltare il silenzio. In un certo senso, anche la liturgia è il silenzio dello spirito che ascolta cantando, e questo silenzio è parte integrale dell'ufficio, come lo sono i silenzi di una sinfonia. Così la Vergine conservava le parole del Figlio nel suo cuore (Lc. 2, 51).
Il velo, segno del sacro e del mistero, di cui parla San Paolo, passa, nel tempo pre-apocalittico, all'immagine della donna vestita di sole, della donna rivestita del Verbo. Con tutto il suo essere essa lo predica; con una irradiazione ontologica, lo genera; dalle profondità del suo grembo, del suo cuore, essa porge la Parola al mondo."

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