mercoledì 28 gennaio 2015

Nei panni di Samantha


E'la nostra prima astronauta, ci ha tenuti col fiato sospeso come in tutti gli esordi della scienza, e ci ha fatto dimenticare almeno per un attimo le nostre miserie. Perfino l'imperturbabile Giorgio Napolitano nel parlarle si è commosso, perchè questa signorina di quarantadue anni senza presunzione e senza isterie femministe ci ha ricordato una buona volta cosa vuol dire essere italiani.

Non so se sia credente e in quale confessione, ma prima della partenza un cappellano dotato di buon senso l'ha benedetta insieme agli altri senza andare troppo per il sottile. Con un po' di fantasia, nei panni di Samantha io pregherei così:

Padre nostro, che sei nei cieli,

i cieli dei cieli, invisibili anche da quassù

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

sia fatta la tua volontà, come in cielo, così sulla terra

e nel cosmo, da ogni creatura viva e capace di comprendere la tua esistenza.

dacci oggi il nostro pane essenziale

in quest'abitacolo ridotto all'estremo, dove il superfluo e le vanità non trovano spazio

e rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori;

e non indurci in tentazione

non lasciarci confondere dalla paura, o abbagliare dalla fama

ma liberaci dal maligno.

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