mercoledì 10 aprile 2013

Il primato dell’uomo sugli angeli

La parola latina “persona”, come il termine greco “prosopon”, significa “maschera” e contiene una profonda filosofia della persona umana. Esistere significa partecipare all’essere o al nulla. L’uomo può fare di sé un’icona di Dio, o diventare la smorfia demoniaca, una scimmiottatura di Dio. “Chi è presso di me è presso al fuoco”, dice un antico agrafon, chi l’ascolta “non cessa di aggiungere fuoco al fuoco” (San Giovanni Climaco, Scala). Ma l’uomo può ravvivare una fiamma di amore, oppure il fuoco della geenna; può convertire il suo sì in un infinito di unioni, può anche con il suo no disintegrare il suo essere in divisioni e solitudini infernali.
Creato a  immagine e somiglianza di Dio, l’uomo possiede un orientamento essenziale che lo determina. La somiglianza si propone come realizzazione personale dell’immagine oggettiva. Essa mette in moto l’epectasi, la tensione intenzionale verso l’alto, verso l’Altissimo. Come la copia è attratta dal suo originale, così l’uomo-immagine aspira a superarsi per gettarsi in Dio e trovarvi l’acquietamento della sua nostalgia. La santità non è altro che la sete dell’inestinguibile, l’intensità del desiderio di Dio. Alla sua luce, la cultura ascetica dell’attenzione spirituale impara l’arte inestimabile di vedere ogni essere umano come una immagine di Dio. “Il monaco perfetto” dice san Nilo del Sinai, “considererà, dopo Dio, tutti gli uomini come Dio stesso”. Questa maniera iconografica di riguardare ad ogni uomo spiega il grande ottimismo dei grandi asceti e la tonalità gioiosa, la valutazione massimalistica e autenticamente evangelica dell’uomo, e ciò dipende sempre da quel rispetto infinito per l’uomo come “luogo di Dio”.
Si comprende allora la portata dell’Ave nel saluto che san Serafino rivolgeva a ogni uomo che incontrava: “Mia gioia!”. Egli vedeva venirgli incontro Dio stesso, leggeva il suo amore su ogni volto e gioiosamente salutava la sua presenza.
Creato spirito incarnato, l’uomo si pone tra la spiritualità degli angeli e la carnalità di questo mondo. San Gregorio Palamas vede in questa posizione il primato dell’uomo sugli angeli. Gli angeli sono le “seconde luci”, essi riflettono la luce di Dio; l’uomo si trasmuta in luce e illumina il mondo: “Voi siete la luce del mondo”. Il nimbo dei santi n è un’indicazione. La natura cosmica del mondo come pure il proprio corpo, è la biosfera dello spirito umano; artista-creatore, con questi elementi egli è chiamato a creare i valori del regno, e perciò gli angeli lo servono.
Pavel Evdokimov

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