La
parola latina “persona”, come il termine greco “prosopon”, significa
“maschera” e contiene una profonda filosofia della persona umana.
Esistere significa partecipare all’essere o al nulla. L’uomo può fare di
sé un’icona di Dio, o diventare la smorfia demoniaca, una
scimmiottatura di Dio. “Chi è presso di me è presso al fuoco”, dice un
antico agrafon, chi l’ascolta “non cessa di aggiungere fuoco al fuoco”
(San Giovanni Climaco, Scala). Ma l’uomo può ravvivare una fiamma di
amore, oppure il fuoco della geenna; può convertire il suo sì in un
infinito di unioni, può anche con il suo no disintegrare il suo essere
in divisioni e solitudini infernali.
Creato a immagine e somiglianza di Dio, l’uomo possiede un
orientamento essenziale che lo determina. La somiglianza si propone come
realizzazione personale dell’immagine oggettiva. Essa mette in moto
l’epectasi, la tensione intenzionale verso l’alto, verso l’Altissimo.
Come la copia è attratta dal suo originale, così l’uomo-immagine aspira a
superarsi per gettarsi in Dio e trovarvi l’acquietamento della sua
nostalgia. La santità non è altro che la sete dell’inestinguibile,
l’intensità del desiderio di Dio. Alla sua luce, la cultura ascetica
dell’attenzione spirituale impara l’arte inestimabile di vedere ogni
essere umano come una immagine di Dio. “Il monaco perfetto” dice san
Nilo del Sinai, “considererà, dopo Dio, tutti gli uomini come Dio
stesso”. Questa maniera iconografica di riguardare ad ogni uomo spiega
il grande ottimismo dei grandi asceti e la tonalità gioiosa, la
valutazione massimalistica e autenticamente evangelica dell’uomo, e ciò
dipende sempre da quel rispetto infinito per l’uomo come “luogo di Dio”.
Si comprende allora la portata dell’Ave nel saluto che san Serafino
rivolgeva a ogni uomo che incontrava: “Mia gioia!”. Egli vedeva venirgli
incontro Dio stesso, leggeva il suo amore su ogni volto e gioiosamente
salutava la sua presenza.
Creato spirito incarnato, l’uomo si pone tra la spiritualità degli
angeli e la carnalità di questo mondo. San Gregorio Palamas vede in
questa posizione il primato dell’uomo sugli angeli. Gli angeli sono le
“seconde luci”, essi riflettono la luce di Dio; l’uomo si trasmuta
in luce e illumina il mondo: “Voi siete la luce del mondo”. Il nimbo
dei santi n è un’indicazione. La natura cosmica del mondo come pure il
proprio corpo, è la biosfera dello spirito umano; artista-creatore, con
questi elementi egli è chiamato a creare i valori del regno, e perciò
gli angeli lo servono.
Pavel Evdokimov
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