venerdì 24 gennaio 2014

Filoteia, martire della carità

Filoteia: questo nome cominciò a ronzare nella mia testa quando nella mia città le venne intitolato uno sportello destinato a difendere i bambini dalla violenza più orribile e più vile, e non capivo cosa potesse attirare tanto la mia attenzione: una santa che aiutava i poveri, in un Paese di cui non capisco la lingua, e la dedica di un posto in cui non avrei mai il coraggio di mettere piede.
Solo più avanti, con un paio di ricerche in Rete, la verità venne a galla:quel titolo mucenita non voleva dire "monaca" come pensavo ma "martire", e aveva dodici anni quando lo è diventata: era figlia di contadini e toglieva il cibo alla sua famiglia per fare della carità, e per questo è stata uccisa con un colpo d'ascia. Sola, senza aiuti nè dal clero nè dal governo, ha mostrato con la sua stessa vita che la solidarietà non è solo un passatempo per ricche signore annoiate o per chi ha un guadagno personale e può permettersi, come si dice, di "dare via del suo".
La sua storia dice anche, soprattutto, che a dodici anni non si è bambini, oggi come ai tempi suoi: a dodici anni si è pienamente coscienti delle proprie azioni, si ama, si hanno opinioni, si subiscono le tentazioni del comando come capitò alla sottoscritta o del lusso, come le ragazze dei Parioli recentemente finite sulle pagine di cronaca nazionale. Ma non a caso è anche l'età della cresima, quando davanti a tutto il paese, in piedi e a voce alta si conferma il proprio credo, proprio perchè ormai si è capaci di intendere e di sapere a che cosa dedicare la propria vita, che sia alla carità, a un mestiere semplice o alla scienza ma anche alla superstizione, al crimine o alla sopraffazione dell'altro. Senza scuse.


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