venerdì 24 gennaio 2014

Note sulla scultura religiosa

Molto spesso, dovendo spiegare il Vangelo, i teologi si arrampicano sugli specchi nel tentativo di precisare cosa si intende con "i fratelli di Gesù", giudicando come una bestemmia l'idea che potesse avere dei fratelli veri e propri. A parte che non vedo cosa ci sia di terribile a pensare che sia cresciuto in una famiglia normale, superaffollata come si usava ai tempi suoi (e come si usa ancora in Paesi meno barbari del nostro), ma trovo che insistere tanto su un simile dettaglio sia inutile. I fratelli di Gesù siamo noi, qualsiasi cristiano viene adottato al momento del battesimo, una volta che si comprende questo fatto rimane ben poco da ricercare. Chi lo fa, come minimo, ha le idee un po' confuse su ciò che crede.
E' proprio questo senso immediato di parentela uno dei motivi (gli altri li spiego in un libro, che è ancora in alto mare) per cui io nella mia ignoranza dico sì all'uso delle sculture in casa dei fedeli, purchè siano fatte con buonsenso e non diano luogo a fantasticherie. Non parlo di sculture come la Madonna di Oropa o il san Pietro che c'è nella basilica di Roma, autentiche icone a tre dimensioni che per la loro solennità possono stare solo in una chiesa, fosse pure la più spoglia cappelletta di montagna. Men che meno di quelle statue issate su un piedistallo, dalla posa teatrale e dall'espressione stravolta, tali da confondere le idee a chi non è pratico di psicologia, vale a dire la grande maggioranza dei battezzati. Tra i due estremi c'è una miriade di opere della devozione popolare, semplici, composte, tanto più preziose quanto più rimaste immuni dalla baraonda postridentina, non necessariamente antiche.
Nell'associazione che mi ospitava c'era una madonnina simile a questa (http://www.apostolatoliturgico.it/Prodotti/oggetti-per-la-pieta-dei-fedeli/statue/nostra-signora-di-misericordia/r-01-2908l.aspx), grande all'incirca un metro e mezzo, senza mantelli di broccato, corone o altre simili smancerie: era di resina, neanche di terracotta, ma per chi volesse veramente concentrarsi a pregare sembrava una perla rara, nel bel mezzo di una città barocca. Una statua simile non vale nè più nè meno di un'icona, è una cosa diversa: non da accendere lumini o da cantare inni ma da parlarci spontaneamente, faccia a faccia, magari con un rosario tra le mani.
Al momento di sgomberare i locali, la statua fu spedita ad un monastero, che se non sbaglio era da ricostruire dopo il terremoto in Abruzzo, ma oggi penso a quanto starebbe bene qualcosa di simile all'interno del futuro Centro Studi: non tanto per me o per gli altri operatori, quanto per i piccoli pazienti in sala d'attesa.

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