venerdì 31 luglio 2009

Cantico al Santo Volto

Gesù, la tua ineffabile Immagine è l'astro che guida i miei passi. Il dolce tuo Viso, sai bene,
è per me il Cielo quaggiù!
Il mio amore scopre gl'incanti dei tuoi occhi abbelliti dal pianto. Io sorrido attraverso le lagrime, quando contemplo i tuoi dolori. Voglio, per consolarti, vivere ignorata e solitaria su questa terra...
Il tuo Volto è la mia sola patria, il mio reame d'amore, il mio prato ridente, il mio dolce sole quotidiano. Esso è il Giglio della valle, il cui profumo misterioso, consola l'esilio della mia anima, le fa gustare la pace celeste.
Esso è il mio riposo, la mia dolcezza, la mia lira melodiosa...
Il tuo Viso, o mio dolce Salvatore, è il divino mazzetto di mirra, che voglio custodire sul mio cuore!
Il tuo Volto è la mia sola ricchezza: non chiedo nulla di più. Nascondendomi sempre in esso, ti somiglierò, Gesù.
Lascia in me l'impronta divina dei tuoi tratti pieni di dolcezza, ben presto diverrò santa e attirerò i cuori verso Te!
S. Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo

LITANIE DEL SANTO VOLTO

Signore, pietà.
Cristo, pietà.
Signore, pietà.
Cristo, ascoltaci.
Cristo, esaudiscici.
Padre celeste, Dio, pietà di noi.
Figlio, Redentore del mondo, Dio, pietà di noi.
Spirito Santo, Dio, pietà di noi.
Santa Trinità, unico Dio, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, splendore del Padre, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, candore di luce eterna, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, sole di giustizia, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, specchio di virtù, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, amabilissimo, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, delizia di Maria e di Giuseppe, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, adorato dai pastori e dai magi, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, risplendente sul monte Tabor, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, pietoso con la Maddalena, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, piangente sopra Lazzaro, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, prostrato a terra nel Getsemani, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, baciato a tradimento nell'Orto, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, colpito dagli schiaffi, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, sputacchiato, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, ricoperto di uno straccio, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, intriso di sangue, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, che guardasti Pietro, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, rifulgente nell'Ascensione, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, che tornerai nel giorno del Giudizio, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, unico nostro bene, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, sollievo dei miseri, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, speranza degli infermi, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, gaudio degli Angeli, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, desiderio dei Patriarchi, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, luce dei Profeti, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, fiamma degli Apostoli, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, fortezza dei Martiri, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, vita dei Confessori, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, profumo dei Vergini, pietà di noi.
Volto adorabile di Gesù, delizia di tutti i Santi, pietà di noi.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonaci, o Signore.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, esaudiscici, o Signore.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, pietà di noi, o Signore.
- In Cristo Gesù il Padre ci ha benedetti: e ha fatto brillare il suo Volto.
Preghiamo: O Padre, che con la Passione di Cristo hai liberato l'umanità dalla morte, ereditata col peccato, rinnovaci a somiglianza del tuo Figlio, perché, cancellata la nativa immagine del vecchio Adamo, rifulga in noi con la tua grazia l'immagine del celeste Adamo, Gesù Cristo nostro Signore.
Egli è Dio, e vive e regna con Te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

IL SANTO VOLTO

E' nota l'antichissima tradizione, orma fissata nella sesta stazione della Via Crucis, di quella pia donna di nome Veronica che, vedendo Gesù in mezzo al lugubre corteo salire stentatamente verso il Calvario oppresso dalla pesante Croce, e, osservando il Suo Volto livido, sfigurato dai colpi, tutto coperto di polvere, di sputi, di sudore, di ferite e di sangue, dallo sguardo dolorosamente triste, si commuove, s'intenerisce, ne sente viva pietà e subito pensa e vuole recare un po' di conforto al Suo Divin Maestro.
Istintivamente, in un attimo, con intrepido coraggio s'inoltra, si confonde con quella folla forsennata, sfida il furore dei soldati, si avvicina a Gesù, gli si prostra innanzi e poi, con gesto delicato, per meglio esprimerGli tutto il suo amore e la sua compassione, asciuga il Volto della Vittima Divina.
Gesù gradisce quel gesto. La ringrazia con dolce sguardo e la premia imprimendo le meste Sue sembianze in quel candido lino.
La donna portò con se, come ricordo, il S. Volto impresso miracolosamente in quel sudario, che ora si venera a Roma, in S. Pietro.
Il Santo Volto è Gesù: il Redentore Gesù che si imprime e si rivela nella Santa Sindone. Si imprime col sudore e col sangue, con gli sputi e con gli aromi. Rivela le trafitture delle mani, dei piedi e del costato. Rivela numerati i colpi della flagellazione. Rivela sulla nuca, i rivoli di sangue della coronazione di spine. Rivela sulla spalla i segni del pesante legno della Croce. Rivela il pudore delle Sue braccia incrociate e, dal fondo dei secoli, rivela il suo Volto Santo... Fronte segnata dal sangue, occhi chiusi, naso colpito, guance gonfie, labbra serrate, barba strappata, capelli inzuppati di sangue. Fissare gli occhi in quel Volto è come vederlo ancora tradi­to con un bacio, legato con funi, percosso, schiaffeggiato, velato, coperto di sputi e d'insul­ti senza nome.
Gesù rivela nel Suo Volto Santo il Volto del Padre, perché chi vede Lui vede il Padre. Il Santo Volto è il Segno di ogni dolore del Figlio dell'Uomo: Figlio di Dio e Figlio di Maria.
I primi scritti sul Volto di Cristo hanno per argo­mento la bellezza e la sofferenza del Volto di Gesù e sono dei Santi Padri.
Essi commentano il versetto del Salmo 44,3: "Bellissimo fra tutti i figli degli uomini Gesù fù bello e glorioso ad un tempo, come apparve nel giorno della trasfigurazione sul Tabor: bello e sofferente, vittima innocente per i peccati del mondo.
La proibizione delle immagini, come si ha dalla storia, ebbe origine per l'eccessivo timore d'idolatria. Tale paura svanì gradatamente e il culto delle immagini rifiorì quando il Concilio di Nicea (A. 787), giustificò solennemente il culto delle sacre immagini.
Da quel tempo inizia l'era aurea del Sacro Volto di Cristo e se ne dilata e approfondisce la devozione per tutta la Cristianità.
A Lucca, in Toscana, si dà il nome di Santo Volto, a un Crocifisso in legno intagliato, la cui figura di una meravigliosa bellezza è oggetto particolare della pubblica venerazione. Sono mille e duecento anni che si onora il Santo Volto.
Questo Crocifisso viene attribuito a Nicodemo che fu discepolo del Divin Maestro e con Giuseppe d'Arimatea lo calò dalla Croce dopo la Sua morte e gli rese gli onori della sepoltura.
Avendo Nicodemo esercitato l'arte d'inta­gliatore si accinse a riprodurre coll'intaglio il mistero dell'Uomo-Dio sospeso ed elevato in Croce. Per riprodurre la forma del Cristo non doveva che riferirsi alle sue recenti memorie. Egli aveva reso gli estremi uffici al corpo adora­bile del Redentore, lo aveva toccato con le sue mani, staccato dalla croce e deposto nel sepol­cro. I lineamenti del Divin Crocifisso contuso e sfigurato dalla morte e dai patimenti, erano restati profondamente impressi nella sua memo­ria. Egli volle rappresentarlo come lo aveva veduto con i suoi occhi. La tradizione racconta che avendo terminate le altri parti del Crocefisso, ad eccezione del capo, il valente artista si sentì in difficoltà a modellare questa parte del Corpo Divino che era la più importan­te di tutte. Certamente egli aveva nello spirito e nel cuore i lineamenti incancellabili del suo diletto Maestro, tuttavia disperava di uscirne bene e allora ricorse a una fervorosa preghiera. Improvvisamente fu preso dal sonno e quan­do si svegliò corse a guardare il suo lavoro e con grande meraviglia e commozione constatò che il Volto era stato modellato e condotto a termine "dalla mano di un Angelo". Esso è meravigliosa­mente intagliato e riproduce la Maestà, il dolore e la misericordia dell'Uomo-Dio sulla Croce.

giovedì 30 luglio 2009

L'uomo davanti al Volto della Sindone

di Vladimir Zelinskij

IL VOLTO E IL VERBO
Oltre ad essere un oggetto della ricerca scientifica, la Sindone è anche un avvenimento spirituale che ci tocca come persone, ci coinvolge come avvenimento spirituale in un modo o in un altro. Non sono uno studioso della Sindone, perciò il tema della mia riflessione sarà proprio questo incontro con il Volto espostoci davanti, ma, in un certo senso, rivelatoci anche dentro di noi. Da quest’incontro usciamo sempre diversi, cambiati, segnati dal contatto col mistero che ci attira e ci supera. Il Volto della Sindone già nel momento del primo contatto rappresenta un appello che ci chiama alla contemplazione ed anche alla riscoperta di ciò che si trova nel fondamento di noi stessi. Noi ci riscopriamo come cristiani, ma anche come esseri umani, quando entriamo nella contemplazione di quel mistero con il Volto umano. Proviamo a fermarci davanti a questo Volto e ad accoglierlo come un appello, un messaggio personale.
La prima cosa che ci colpisce nel Volto della Sindone è il suo linguaggio espressivo e comunicativo. Sembra che il Volto entri in contatto con la parte nascosta e più profonda del nostro essere. Cosa ci dice? Cerchiamo di leggere questo messaggio, anche se in modo incompleto, parziale, troppo libero e poco scientifico. Cominciamo con una breve riflessione di san Gregorio di Nissa (dal suo trattato “La creazione dell’uomo”) che può servire come chiave della nostra lettura.
«Dice san Paolo : ‘Chi mai ha conosciuto lo Spirito del Signore?’ (Rm 11, 34). Io aggiungo: e chi mai ha conosciuto il proprio spirito? Quelli che si ritengono capaci di comprendere Dio, farebbero bene a guardare dentro se stessi: hanno forse compreso lo spirito che è in loro?
A mio parere, bisogna tenere presente la parola di Dio: “facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza”.
La natura divina ha come caratteristica l'incomprensibilità: la sua immagine deve somigliare anche in questo…
Di fatto, noi non arriviamo a comprendere la natura del nostro spirito. Perché esso è ad immagine del suo Creatore ed ha uguaglianza col suo Signore, reca l'impronta della natura incomprensibile, custodisce il mistero».
Il nucleo del messaggio: che lo spirito umano custodisce in sé il mistero dell’immagine. Ma quel mistero è illuminato dall’impronta del Verbo. L’immagine riflette in sé la rivelazione del Verbo, perché il Verbo che si fa carne diventa icona. E l’icona porta il messaggio del mistero dell’immagine. La prima cosa che vediamo con uno sguardo non fuggente sulla Sindone è che il suo Volto rappresenta un prototipo delle icone, con la sua espressività specifica della tradizione orientale. L’icona, però, prima di nascere come opera d’arte, è concepita nella contemplazione, nell’esperienza spirituale. Dio creò l’uomo a sua immagine, cioè secondo un modello preesistito - e questo modello fu il Verbo che era presso di Lui. L’immagine uscita dal Verbo diventa una realtà fisica, visibile e questa realtà si mantiene, dura, rimane con noi. Il compito dell’icona è di rendere visibile il perenne mistero del Verbo, il miracolo dell’Incarnazione. Proviamo, però, a rischiare nel porre una domanda: è davvero possibile trovare qualche legame comune fra il Volto ed il Verbo, fra l’immagine di Dio e la raffigurazione della Sindone? Sotto un’altra forma, la stessa domanda se la ponevano anche i Padri della Chiesa. Alcuni di loro rispondevano in modo affermativo: sì, l’uomo fu creato su “modello” del Cristo, nella previsione dell’Incarnazione. L’atto di fede nel Verbo che si è fatto carne suggerisce anche che il Verbo si sia fatto Volto. E non un qualsiasi volto umano, ma in un certo senso il Volto modello, il Volto archetipo.
Cosa vuol dire archetipo in questo contesto? Per i cristiani l’incontro con il Volto come Verbo prima di tutto è un avvenimento di riconoscenza. La riconoscenza è uno degli atti costitutivi della nostra fede. Crediamo in ciò che riconosciamo. Riconosciamo ciò che troviamo adatto alla nostra visione, simile al nostro pensiero. Non conosciamo e non conosceremo mai l’essenza di Dio, ma possiamo conoscere la Sua manifestazione nella Vita e nel Volto dell’Uomo. E quell’Uomo esprime l’incomprensibile essenza del Padre. Ma anche il Volto - questo è la nostra ipotesi o, piuttosto, intuizione - parla dell’essenza del Padre, perché anche il Volto del Figlio esprime ciò che il Padre ci dice.
Ricordiamo quel brano famoso del Vangelo di San Giovanni: “Se conoscete Me, conoscete anche il Padre; fin da ora Lo conoscete e Lo avete veduto. Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”: Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto Me ha visto il Padre” (Gv. 14,9).
Cosa dice il Padre con il Volto del Figlio ucciso? Il Padre parla con il silenzio, con il tormento del Figlio Unico, con le tracce della morte sulla croce, con la morte che promette la vita. Il Volto non è sfigurato, anzi, è ancora bello, stupendo. Il Volto che tace è anche il Verbo che continua a parlare con noi, anche con la lingua del suo silenzio e della sua bellezza. La bellezza del Volto porta anche un suo messaggio, quello della bontà della santità umana. Così il Padre parla di noi stessi.
Se facessimo un bilancio dell’antropologia ortodossa in una riga, essa consisterebbe nel ritorno a questa bellezza iniziale, persa dopo la caduta. La bellezza vuol dire la santità dell’uomo appena creato con il Verbo di Dio e per il Verbo. La santità è il ritorno all’autentica natura umana creata per Cristo, in Cristo e con Cristo. Questo punto è importante; per l’Ortodossia, non è l’uomo com’è nella sua condizione empirica, macchiata dal peccato, un vero uomo, ma solo colui che è stato concepito e plasmato nell’amore di Dio. In altre parole, la vera natura umana è l’icona dell’uomo, la sua somiglianza con Dio, che va ricercata, restituita e manifestata. Perciò l’antropologia cristiana porta in sé anche la soteriologia.
Prima di tutto l’uomo riconosce nel Volto il suo modello perduto, il nucleo del suo proprio “io”, come lui riconosce il Verbo nella sua fede. Il Verbo con il Volto di Dio martirizzato si trova alla radice della nostra vera personalità. Il Verbo si è fatto Volto di Colui che si è sacrificato per noi e questo Volto rimane l’espressione della rivelazione del Padre, la rivelazione che continua e che si manifesta anche come opera d’arte. Anche l’arte - nel senso primordiale - è il ritorno al mondo buono (in senso biblico), vale a dire, bello e santo, creato e voluto da Dio. L’arte ecclesiale è quella che non soltanto porta in sé la memoria nostalgica “dell’originale del mondo”, ma anche ha la coscienza chiara della sua nostalgia.
Perciò il messaggio della contemplazione del Volto è quello della nostalgia e della similitudine. Similia similibus cognoscuntur. Tutta la famiglia umana partecipa all’Incarnazione perché ogni uomo ha una particella del Verbo, il raggio del Logos, nella sua umanità. Troviamo questa intuizione, dopo il suo sviluppo nella teologia patristica, soprattutto nella “liturgia cosmica” di San Massimo il Confessore che parla dei logoi delle cose nel loro insieme che celebrano il Logos di Dio che si è fatto Uomo.
Concludiamo questa prima parte con il kondakion della domenica dell’Ortodossia:
“L’indescrivibile Verbo del Padre, incarnandosi da Te, Madre di Dio, è stato circoscritto e riportata all’antica forma l’immagine deturpata, l’ha fusa con la divina bellezza. Noi dunque, proclamando la salvezza a fatti e a parole vogliamo descriverla”.
Questo Volto ci riporta all’immagine, al Modello inciso nello spirito umano, all’arte come immagine dello spirito. La sindone è come un’icona del Verbo, che ci parla e si trova in comunione con lo spirito che ci fu dato.
Sì, possiamo parlare del Volto della Sindone come dell’avvenimento della comunione spirituale al Corpo di Cristo, poiché il Volto diventa Verbo che si offre nei santi misteri celebrati dalla Chiesa.
L’atto della comunione a questa icona include un messaggio l i t u r g i c o, come glorificazione del Verbo che si è fatto Volto.
Questo avvenimento contiene anche un messaggio p e n i t e n z i a l e, cioè la purificazione del cuore davanti al Dio crocefisso.
La Sindone ci parla anche della "k e n o s i s", nella quale ricordiamo che Cristo ha rinunciato alla natura divina (vd. Fil 2,6). La kénosis fa l’uomo partecipe della natura di Cristo, nel suo sacrificio fino al rifiuto della vita stessa nel martirio.
Un altro messaggio della Sindone è il ricordo e u c a r i s t i c o, perché la contemplazione del Volto contiene in sé l'unione del nostro spirito con Cristo. Da qui si chiarisce il senso della santità perfetta come sacramento dell'unione, che trasfigura il nostro corpo, riempito dal fuoco nascosto dell'Eucaristia.
Leggiamo qui anche un messaggio a p o f a t i c o, perché il Volto parla del mistero che non potremo mai decifrare.
Nonché un messaggio e s c a t o l o g i c o: il Volto morto promette la vita in abbondanza.
Un altro messaggio del Volto è quello della t e s t i m o n i a n z a; tutto ciò che è santo è testimone di un altro Regno davanti agli uomini.
Ma la Sindone porta anche un messaggio e t i c o: nella luce del Volto possiamo vedere anche il volto di un altro uomo.
"Tu hai visto il volto del tuo prossimo, disse un santo antico, tu hai visto il volto del tuo Dio". E questo amore si esprime sempre come servizio, come libero sacrificio per lui. La libertà senza amore porta alla schiavitù, all'ideologia che impone il suo giogo. La libertà penetrata dall'amore è sempre personale, essa è destinata a scoprire il mistero e l’unicità di un'altra persona, a scoprire l'amore di Dio riversato su di lei. Attraverso questo amore da persona a persona noi scopriamo anche la "personalità" della creazione del mondo in Dio.
Ma ogni personalità è dotata di un volto.
IL VOLTO COME LUCE
“Alla Tua luce vediamo la Luce”, esclama Davide (Ps. 35, 10) e la gioia e la nostalgia di questo grido fa la grandezza e il dramma del Primo Testamento. Dio entra nel mondo da Lui creato e nello stesso tempo rifiuta la sua rivelazione, “perché il Signore ha deciso di abitare sulla nube” (1 Re, 8, 12). Manifestandosi nel roveto ardente, negli Angeli, nella legge, e sotto tante altre immagini, Egli rimane tuttavia al di là di questi e del mondo umano.
Nel momento in cui il Signore ha deciso di rivelare il Suo volto nel volto umano, l’aurora è spuntata e “il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce” (Mt. 4, 12). Questa luce che Cristo ha portato ha la stessa “sostanza” della luce che illumina le genti ed ogni uomo. Dio entra nel nostro mondo oscuro, rivela il Suo nome, non nasconde più il Suo volto. La storia di questa rivelazione, raccontata nel Vangelo come con una linea tratteggiata, raggiunge la piena chiarezza in quel brano profetico che parla della trasfigurazione. Qui traspare una delle tracce che mostrano la strada al mistero della similitudine del volto divino ed umano. Proviamo a rileggere quest’episodio e a meditarlo nello spirito della fedeltà alla tradizione cristiana orientale.
“...Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce” – dice san Matteo (17, 1-2). Il tropario bizantino cantato durante la celebrazione liturgica nel giorno della festa della Trasfigurazione dà la sua interpretazione di questo racconto: “Ti trasfigurasti sul monte, o Cristo Dio, mostrando ai tuoi discepoli la tua gloria, per come potevano. Fa' splendere anche a noi peccatori, la luce tua eterna, per l'intercessione della Deìpara, o datore di luce: gloria a te!”. Il contenuto è lo stesso, ma la storia della Trasfigurazione si trasforma nella preghiera e nella speranza. “Fa' splendere anche a noi peccatori, la luce tua eterna”, perché questa luce ci porterà alla vera conoscenza di Dio nella sua manifestazione accessibile agli uomini o nella Sua “energia”, come dice Gregorio Palamas.
Cristo mostra la Sua gloria, ma non avviene in lui alcun cambiamento perché - dice - è: “quella gloria che avevo presso di Te prima che il mondo fosse” (Gv. 17, 5); ciò che cambia è la percezione umana. La Trasfigurazione, secondo l’interpretazione ortodossa, prima di tutto apre le occhi agli apostoli, trasforma la loro anima e la loro vista, rivelando anche l’autentica natura umana.
Ma il messaggio di Giovanni, come quello di Pietro, di Paolo e degli altri apostoli è non soltanto già un frutto della vera visione, della perfetta conoscenza di Dio “come Egli è” (1 Gv. 3,2), ma anche la testimonianza discreta degli uomini come essi sono. Vedere Dio “come è” significa raggiungere la somiglianza con Dio e vedere nello spirito ciò che non può essere visto, toccare nel pensiero ciò che non può essere toccato. L’Invisibile apre il suo volto, perché, come dice Sant’Ireneo di Lione, “Cristo è il visibile di Dio”, ma lo stesso Cristo - Verbo, Vita e Volto - è anche l’invisibile dell’uomo. E lo Spirito Santo quando l’uomo Lo cerca, fa nascere, apparire, manifestare l’invisibile nel cuore umano.
Tutta la Scrittura ci porta alla rivelazione della luce nella quale si chiarisce anche tutto ciò “che c’è in ogni uomo” (Gv. 2,25). Perché in Cristo ogni uomo, anche se immerso nelle tenebre, si avvolge della luce che non perde il suo carattere ineffabile. Dal momento della sua creazione ad immagine di Dio, dal suo concepimento per l’amore del Signore, ogni uomo è cristico, penetrato dallo splendore del Verbo. Ma il mistero dello splendore, nell’uomo “naturale”, è quasi introvabile, brucia appena e ha bisogno di essere acceso dalla fede, dalla scelta umana, da quella scintilla che illumina il Volto con la luce di cui ogni uomo è dotato. L’uomo lo riceve come dono e lo rivela in sé con lo sforzo, e così la vita della sua fede può diventare un avvenimento permanente della teofania interiore.
All’inizio di questa teofania si trova un’esperienza dell’incontro, del Volto rivelato. Non si tratta qui di un’esperienza psicologica o sentimentale, ma spirituale in senso ontologico: nell’”anima mia” (Ps. 102,1) lo Spirito Santo dipinge l’immagine del Figlio che rivela il Padre che è “nei cieli” - ma sono “cieli” aperti nel cuore umano. La rivelazione porta in sè la presenza reale e vivificante del Volto del Figlio di Dio, “ricordato” e manifestato dallo Spirito Santo, e il Figlio di Dio e lo Spirito Santo rivelano il Padre come unica fonte del mistero trinitario. Così il mistero si rivolge a noi, si apre a noi e si rivela dentro di noi e noi assistiamo alla sua teofania, in cui Dio mostra nell’anima dell’uomo la gloria del Suo volto trasfigurato. Il luogo della teofania è la fede stessa, la conoscenza di Dio, la celebrazione, l’icona, la santità, il martirio, la bellezza, tutta la creazione.
“Dio è Luce, - dice San Simeone il Teologo, - e coloro che Egli rende degni lo vedono come Luce; quelli che lo hanno ricevuto lo hanno ricevuto come luce. La luce della sua gloria anticipa infatti il suo volto ed è impossibile che Egli appaia altrimenti che nella luce.”
Da questa luce nasce anche la santità umana che è, in un certo senso, la “processione” dal Regno promesso (che si trova dentro di noi) a quello che si apre fuori di noi, dalla luce invisibile al visibile. L’irradiazione del Regno, che si può vedere a volte negli occhi del cittadino del Regno, in modo impercettibile penetra e avvolge tutto ciò che lo circonda: il suo deserto o il suo bosco, la sua famiglia o la sua comunità, le sue parole o il suo silenzio, la sua missione o il suo eremitaggio, anche il suo corpo mortale o la memoria che lui lascia dopo la morte. La memoria di lui si cristallizza nella sua immagine dipinta che esprime l’idea o il mistero del volto umano che è sempre quello di Cristo, incarnato, crocefisso, risorto...
Perché “è Dio che disse, - scrive san Paolo, - Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo” (2 Cor. 4,6).

mercoledì 29 luglio 2009

Akathistos di Gesù Dolcissimo


Condottiero ardito e Signore, vincitore dell'inferno, poiché mi liberasti dalla morte eterna, ti dedico questo inno di lode, io creatura e servo tuo: poiché tu hai una misericordia indicibile, salva da tutti i mali me che ti invoco: Gesù, Figlio di Dio, pietà di me.

Creatore degli Angeli e Signore delle potenze, apri la mia mente incapace e la mia lingua a lodare il tuo nome puris­simo, come una volta apristi l'orecchio e la lingua a colui che era sordo e muto, e io con la mia voce ti possa così invocare:
Gesù mirabilissimo, stupore degli Angeli:
Gesù fortissimo, salvezza dei progenitori.
Gesù dolcissimo, vanto dei patriarchi:
Gesù gloriosissimo, sostegno dei re.
Gesù amatissimo, adempimento dei profeti:
Gesù venerabilissimo, saldezza dei martiri.
Gesù silenziosissimo, gioia dei monaci:
Gesù pietosissimo, dolcezza dei sacerdoti.
Gesù misericordiosissimo, resistenza dei digiunanti:
Gesù dolcissimo, tripudio dei santi tuoi simili.
Gesù onorabilissimo, castità dei vergini:
Gesù eternissimo, salvezza dei peccatori.
Gesù, Figlio di Dio, pietà di me.

Vedendo la vedova piangere amaramente, Signore, tu ti im­pietosisti, e il figlio di lei che veniva condotto al sepolcro tu risuscitasti: così sii pietoso anche di me, o amico degli uomini, e risuscita il mio spirito, reso morto dai peccati, che ti invoca: Alleluia.

Con l'intelletto Filippo voleva intendere ciò che non è intel­legibile, e disse: Signore, mostraci il Padre. E tu a lui: da tanto tempo sei con me, e ancora non hai capito, che il Padre è in me, e io sono nel Padre? Rinunciando a capire, con ti­more ti invoco:
Gesù, Dio eternissimo:
Gesù, re fortissimo.
Gesù, Signore pazientissimo:
Gesù, salvatore misericordiosissimo.
Gesù, custode mio buonissimo:
Gesù, puliscimi dai miei peccati.
Gesù, scaccia via le mie trasgressioni:
Gesù, liberami dalle mie iniquità.
Gesù, mia speranza, non abbandonarmi:
Gesù, mio aiuto, non respingermi.
Gesù, mio creatore, non dimenticarmi:
Gesù, mio pastore, non lasciarmi perire.
Gesù, figlio di Dio, pietà di me.

Con la tua forza dall'alto, Gesù, avvolgesti gli Apostoli che sedevano in Gerusalemme; avvolgi anche me, nudo di ogni opera buona, col tepore del tuo Santo Spirito, così che con amore io ti possa cantare: Alleluia.

Essendo ricco di misericordia, o Gesù, chiamasti a te i pub­blicani, i peccatori e i pagani: non disprezzare neanche me, che a loro somiglio, ma come prezioso balsamo accogli il mio canto:
Gesù, forza invincibile:
Gesù, bontà infinita.
Gesù, bellezza splendente:
Gesù, amore indicibile.
Gesù, figlio del Dio vivo:
Gesù, pietà di me peccatore.
Gesù, ascolta me concepito nelle iniquità:
Gesù, ripulisci me nato nei peccati.
Gesù, istruisci me dissoluto:
Gesù, illumina me ottenebrato.
Gesù, purifica me corrotto:
Gesù, raddrizza me caduto. Gesù, figlio di Dio, pietà di me.

Avendo dentro una tempesta di pensieri dubbiosi, Pietro af­fondava. Vedendo te in carne ed ossa, Gesù, camminante sulle acque, ti riconobbe vero Dio e, ricevuta la mano della salvezza, disse: Alleluia.

Udendo il cieco, che ti camminava accanto nella strada, Si­gnore, e camminando implorava: Gesù, figlio di David, pietà di me: tu lo chiamasti e apristi i suoi occhi. Illumina dunque con la tua bontà gli occhi interiori del cuore anche a me, che ti invoco, e dico:
Gesù, creatore degli angeli:
Gesù, redentore degli uomini.
Gesù, distruttore degli inferi:
Gesù, ornamento di tutta la creazione.
Gesù, consolatore della mia anima:
Gesù, luce del mio intelletto.
Gesù, gioia del mio cuore:
Gesù, salute del mio corpo.
Gesù, salvatore mio, salvami:
Gesù, luce mia, illuminami.
Gesù, tienimi lontano dai tormenti:
Gesù, salva me indegno.
Gesù, figlio di Dio, pietà di me.

Col tuo sangue divino un giorno tu espiasti la nostra meri­tata maledizione, Gesù: così toglici fuori dalla rete in cui il serpente ci ha invischiati con le passioni terrene, con le lusin­ghe dissolutrici, con l'inerzia malvagia, e ti possiamo cantare: Alleluia.

I fanciulli ebrei avendo visto in una figura umana colui che con la sua mano aveva creato l'uomo, e avendo capito che era il Signore per loro, s'affannarono a festeggiarlo con i rami e cantavano osanna. Anche noi ti offriamo questo canto dicendo:
Gesù, Dio vero:
Gesù, figlio di Davide.
Gesù, re glorioso:
Gesù, agnello immacolato.
Gesù, pastore esemplare:
Gesù, protettore della mia fanciullezza.
Gesù, alimento della mia giovinezza:
Gesù, lode della mia vecchiaia.
Gesù, speranza della mia morte:
Gesù, vita dopo la mia morte.
Gesù, mio conforto al tuo tribunale:
Gesù, mio desiderio, non coprirmi allora di vergogna.
Gesù, figlio di Dio, pietà di me.

Adempiendo le parole degli araldi teofori, apparisti sulla terra, Gesù; hai vissuto tra gli uomini tu che nell'uomo non potevi essere contenuto, ci hai liberati dalle nostre infermità: gua­riti così per opera delle tue piaghe, noi impariamo a cantare: Alleluia.

Risplendette l'universo per la luce della tua verità, fu scac­ciata la malizia diabolica: gli idoli, non sopportando la tua forza, o Salvatore nostro, caddero: e noi, avendo ricevuto la salvezza, ti cantiamo:
Gesù, verità, che distruggi le finzioni diaboliche:
Gesù, luce, che superi tutte le altre luci.
Gesù, re, che sovrasti tutte le potenze:
Gesù, Dio, che sei sempre misericordioso.
Gesù, pane di vita, sazia me affamato:
Gesù, fonte di intelletto, disseta me assetato.
Gesù, abito di gioia, vesti me corruttibile:
Gesù, mantello di allegrezza, copri me indegno.
Gesù, che dai a chi chiede, dammi l'afflizione per i miei peccati:
Gesù, acquisizione di coloro che cercano, acquisisci la mia anima.
Gesù, che apri a coloro che bussano, apri il mio cuore misero:
Gesù, redentore dei peccatori, purificami dalle mie iniquità.
Gesù, figlio di Dio, pietà di me.

Sebbene tu rivelasti il mistero che in tutti i tempi era stato celato, fosti condotto come un agnello per essere ucciso, Gesù, come una pecora che sta muta davanti a chi la tosa, e come Dio sei risorto dai morti, e con gloria sei asceso ai cieli, e hai innalzato noi, che ti acclamiamo: Alleluia.

Mostrandosi mirabile creatura apparve tra noi il nostro Crea­tore: senza seme fu concepito da una Vergine, risorse dal sepolcro senza infrangerne i sigilli, entrò col suo corpo là dove erano gli Apostoli a porte chiuse; di tutto ciò stupefatti, cantiamo:
Gesù, Parola innominabile:
Gesù, Parola inconsiderabile.
Gesù, Forza inattingibile:
Gesù, Saggezza impensabile.
Gesù, Divinità indescrivibile:
Gesù, Potenza incalcolabile.
Gesù, Regno invincibile:
Gesù, Signoria illimitabile.
Gesù, Fortezza altissima:
Gesù, Potenza eterna.
Gesù, Creatore mio, siimi favorevole:
Gesù, Salvatore mio, salvami.
Gesù, Figlio di Dio, pietà di me.

Avendo visto un Dio prodigiosamente fattosi uomo, ci fac­ciamo estranei al mondo vano e innalziamo la nostra mente alle cose di Dio: per questo Dio è sceso sulla terra, per innal­zare fino ai cieli noi, che cantiamo a Lui: Alleluia.

Pur essendo tutto quaggiù, colui che non può essere misurato non cessò di essere nei cieli: spontaneamente scelse di sof­frire per noi e con la sua morte ha ucciso la nostra morte: con la resurrezione ha donato la vita a noi che cantiamo:
Gesù, dolcezza del cuore:
Gesù, fortezza del corpo.
Gesù, splendore dell'anima:
Gesù, prontezza della mente.
Gesù, gioia della coscienza:
Gesù, speranza vera.
Gesù, memoria eterna:
Gesù, lode altissima.
Gesù, mia gloria suprema:
Gesù, mio desiderio, non respingermi.
Gesù, mio Pastore, cercami:
Gesù, mio Salvatore, salvami.
Gesù, Figlio di Dio, pietà di me.

Tutte le nature angeliche incessantemente glorificano il tuo nome santissimo nei cieli, Gesù, cantando Santo, Santo, Santo: anche noi peccatori sulla terra con le nostre bocche periture cantiamo: Alleluia.

Gli oratori più sapienti ti guardano come se fossero pesci muti, o Gesù Salvatore nostro: non sono in grado di dire come tu sia un Dio immutabile e insieme un uomo perfetto; noi, stu­pefatti del mistero, cantiamo con fede:
Gesù, Dio sempiterno:
Gesù, re dei regnanti.
Gesù, signore dei governanti:
Gesù, giudice dei vivi e dei morti.
Gesù, speranza dei disperati:
Gesù, consolazione degli afflitti.
Gesù, gloria dei miseri:
Gesù, non giudicarmi per le mie azioni.
Gesù, purificami per la tua benevolenza:
Gesù, scaccia da me l'abbattimento.
Gesù, illumina i pensieri del mio cuore:
Gesù, dammi il ricordo della morte.
Gesù, Figlio di Dio, pietà di me.

Volendo salvare il mondo, nascesti da Oriente per giungere sino al buio Occidente, assumesti la nostra natura, ti umilia­sti fino alla morte: perciò il tuo nome è glorificato più spesso di ogni altro nome e da tutti gli esseri celesti e terreni tu ascolti: Alleluia.

Re eterno, Consolatore, Cristo vero, mondaci da ogni turpitu­dine, così come mondasti i dieci lebbrosi, guariscici come guaristi l'animo avaro di Zaccheo il pubblicano: teneramente ti imploreremo, chiamandoti:
Gesù, tesoro incorruttibile:
Gesù, ricchezza inesauribile.
Gesù, nutrimento robusto:
Gesù, fonte improsciugabile.
Gesù, vestimento dei poveri:
Gesù, difensore delle vedove.
Gesù, protettore degli orfani:
Gesù, aiuto dei sofferenti.
Gesù, guida dei pellegrini:
Gesù, nocchiero dei naviganti.
Gesù, pace degli impetuosi:
Gesù, Dio, solleva me caduto.
Gesù, Figlio di Dio, pietà di me.

Un canto tenerissimo ti dedico, io indegno, ti imploro come la Cananea: Gesù, pietà di ,me: io non ho una figlia, ma un corpo posseduto da passioni perverse, da un furore accecante: dai la guarigione a chi ti invoca: Alleluia.

O lume datore di luce a quanti sono nelle tenebre della stol­tezza, Paolo prima ti perseguitava, ma tu gli infondesti la for­za della voce che fa conoscere Dio e illuminasti l'acutezza della sua mente: così illumina anche i ciechi occhi della mia mente, di me che ti invoco:
Gesù, mio Re fortissimo:
Gesù, mio Dio potentissimo.
Gesù, mio Signore immortalissimo:
Gesù, mio Creatore gloriosissimo.
Gesù, Maestro mio buonissimo:
Gesù, Pastore mio generosissimo.
Gesù, Sovrano mio benevolissimo:
Gesù, Salvatore mio misericordiosissimo.
Gesù, illumina i miei sentimenti, offuscati dalle passioni:
Gesù, guarisci il mio corpo, incadaverito dai peccati.
Gesù, purifica la mia mente dai pensieri vani:
Gesù, proteggi il mio cuore dalle bramosie malvage.
Gesù, Figlio di Dio, pietà di me.

Dammi la tua grazia, assolvitore di tutti i debiti, Gesù, e accogli me pentito così come accogliesti Pietro che ti aveva rinnegato, richiama me intorpidito così come un tempo chia­masti Paolo che ti perseguitava: ascolta la mia voce che ti invoca: Alleluia.

Cantando la tua incarnazione tutti ti glorifichiamo e con Tom­maso crediamo che tu sei il Signore e Dio, che siedi accanto al Padre e verrai a giudicare i vivi e i morti: allora fai dunque degno di stare alla tua destra me, che ti invoco dicendo: Gesù, Re eterno, pietà di me:
Gesù, aromatico fiore, profumami tutto.
Gesù, amato tepore, riscaldami:
Gesù, tempio eterno, riparami.
Gesù, abito luminoso, adornami:
Gesù, perla genuina, fammi risplendere.
Gesù, pietra preziosa, fammi brillare:
Gesù, sole di giustizia, illuminami.
Gesù, luce santa, rischiarami:
Gesù, proteggimi dai malanni dell'anima e del corpo.
Gesù, sottraimi dalle grinfie del nemico:
Gesù, liberami dal fuoco inestinguibile e dagli altri eterni tormenti.
Gesù, Figlio di Dio, pietà di me.

Dolcissimo e generosissimo Gesù. Accetta ora questa nostra piccola preghiera, così come accettasti i due spiccioli dalla vedova, proteggi i tuoi figli dai nemici visibili e invisibili, dalle invasioni straniere, dalle malattie, dalla fame, da ogni disgrazia e dalle ferite mortali, libera dai tormenti futuri quanti implorano: Alleluia.

Preghiera al Signore Gesù Cristo
O Sovrano Signore, Gesù Cristo, Dio mio, poiché per il tuo indicibile amore all'uomo assumesti al termine dei secoli un corpo umano dalla semprevergine Maria, io, tuo servo, canto la tua salvifica provvidenza, o Sovrano: inneggio a te, poiché per te ho conosciuto il Padre: benedico te, poiché per te il Santo Spirito è venuto nel mondo: mi prostro alla tua puris­sima Madre terrena, che ha servito all'adempiersi di un così tremendo mistero: lodo le tue Schiere angeliche che esaltano e servono la tua magnificenza: venero Giovanni il Precursore che ti battezzò, Signore: onoro i Profeti che ti preannunciarono, glorifico i tuoi santi Apostoli: esalto i Martiri, decanto i tuoi Sacerdoti: mi inchino ai tuoi Santi, festeggio i tuoi Giusti. Questo molteplice e indicibile coro divino io, servo tuo, lo presento in preghiera a te, Dio generosissimo, e per tanti me­riti chiedo perdono delle mie mancanze: concedimelo per l'in­tercessione di tutti i tuoi Santi e specialmente per la'tua gene­rosità, poiché tu sei benedetto nei secoli. Amen.

Akathistos della Madre di Dio

Il più eccelso degli Angeli fu mandato dal Cielo per dir « Ave » alla Madre di Dio. Al suo incorporeo saluto vedendoti in Lei fatto uomo, Signore, in estasi stette, acclamando la Madre così:
Ave, per Te la gioia risplende;
Ave, per Te il dolore s'estingue.
Ave, salvezza di Adamo caduto;
Ave, riscatto del pianto di Eva.
Ave, Tu vetta sublime a umano intelletto;
Ave, Tu abisso profondo agli occhi degli Angeli.
Ave, in Te fu elevato il trono del Re;
Ave, Tu porti Colui che il tutto sostiene.
Ave, o stella che il Sole precorri;
Ave, o grembo del Dio che s'incarna.
Ave, per Te si rinnova il creato;
Ave, per Te il Creatore è bambino.
Ave, Vergine e Sposa!

Ben sapeva Maria d'esser Vergine sacra e così a Gabriele diceva: « Il tuo singolare messaggio all'anima mia incomprensibile appare: da grembo di vergine un parto predici, esclamando Alleluia! »

Desiava la Vergine di capire il mistero e al nunzio divino chiedeva: « Potrà il verginale mio seno mai dare alla luce un bambino? Dimmelo! »
E Quei riverente acclamandola disse così:
Ave, Tu guida al superno consiglio;
Ave, Tu prova d'arcano mistero.
Ave, Tu il primo prodigio di Cristo;
Ave, compendio di sue verità.
Ave, o scala celeste che scese l'Eterno;
Ave, o ponte che porti gli uomini al cielo.
Ave, dai cori degli Angeli cantato portento;
Ave, dall'orde dei dèmoni esecrato flagello.
Ave, la Luce ineffabile hai dato;
Ave, Tu il « modo » a nessuno hai svelato.
Ave, la ,scienza dei dotti trascendi;
Ave, al cuor dei credenti risplendi.
Ave, Vergine e Sposa!

La Virtù dell'Altissimo adombrò e rese Madre la Vergine ignara di nozze: quel seno, fecondo dall'alto, divenne qual campo ubertoso per tutti, che vogliono coglier salvezza cantando così: Alleluia!

Con in grembo il Signore premurosa Maria ascese e parlò a Elisabetta. Il piccolo in seno alla madre sentì il verginale saluto, esultò, e balzando di gioia cantava alla Madre di Dio:
Ave, o tralcio di santo Germoglio,
Ave, o ramo di Frutto illibato.
Ave, coltivi il divino Cultore;
Ave, dài vita all'Autor della vita.
Ave, Tu campo che frutti ricchissime grazie;
Ave, Tu mensa che porti pienezza di doni.
Ave, un pascolo ameno Tu fai germogliare;
Ave, un pronto rifugio prepari ai fedeli.
Ave, di suppliche incenso gradito;
Ave, perdono soave del mondo.
Ave, clemenza di Dio verso l'uomo;
Ave, fiducia dell'uomo con Dio.
Ave, Vergine e Sposa!

Con il cuore in tumulto fra pensieri contrari il savio Giuseppe ondeggiava: tuttora mirandoti intatta sospetta segreti sponsali, o Illibata! Quando Madre ti seppe da Spirito Santo, esclamò: Alleluia!

I pastori sentirono i concenti degli Angeli al Cristo disceso tra noi. Correndo a vedere il Pastore, lo mirano come agnellino innocente nutrirsi alla Vergine in seno, cui innalzano il canto:
Ave, o Madre all'Agnello-Pastore;
Ave, recinto di gregge fedele.
Ave, difendi da fiere maligne;
Ave, Tu apri le porte del cielo.
Ave. per Te con la terra esultano i cieli;
Ave, per Te con i cieli tripudia la terra.
Ave, Tu sei degli Apostoli la voce perenne;
Ave, dei Martiri sei l'indomito ardire.
Ave, sostegno possente di fede;
Ave, vessillo splendente di grazia.
Ave, per Te fu spogliato l'inferno;
Ave, per Te ci vestimmo di gloria.
Ave, Vergine e Sposa!

Osservando la stella che guidava all'Eterno ne seguirono i Magi il fulgore. Fu loro sicura lucerna andando a cercare il Possente, il Signore.
Al Dio irraggiungibile giunti, l'acclaman beati: Alleluia!

Contemplarono i Magi sulle braccia materne l'Artefice sommo dell'uomo. Sapendo ch'Egli cara il Signore pur sotto l'aspetto di servo, premurosi gli porsero i doni dicendo alla Madre beata:
Ave, o Madre dell'Astro perenne;
Ave, aurora di mistico giorno.
Ave, fucine d'errori tu spegni;
Ave, splendendo conduci al Dio vero.
Ave, l'odioso tiranno sbalzasti dal trono;
Ave, Tu il Cristo ci doni clemente Signore.
Ave, sei Tu che riscatti dai riti crudeli;
Ave, sei Tu che ci salvi dall'opre di fango.
Ave, Tu il culto distruggi del fuoco;
Ave, Tu estingui la fiamma dei vizi.
Ave, Tu guida di scienza ai credenti;
Ave, Tu gioia di tutte le genti.
Ave, Vergine e Sposa!

Banditori di Dio diventarono i Magi sulla via del loro ritorno. Compirono il tuo vaticinio e Te predicavano, o Cristo, a tutti, noncuranti d'Erode, lo stolto, incapace a cantare: Alleluia!

Irradiando all'Egitto lo splendore del vero, dell'errore scacciasti la tenebra: ché gl'idoli allora, o Signore, fiaccati da forza divina, caddero; e gli uomini, salvi, acclamavan la Madre di Dio:
Ave, riscossa del genere umano;
Ave, disfatta del regno d'inferno.
Ave, Tu inganno ed errore calpesti;
Ave, degl'idoli sveli la frode.
Ave, Tu mare che inghiotti il gran Faraone;
Ave, Tu roccia che effondi le Acque di Vita.
Ave, colonna di fuoco che guidi nel buio;
Ave, riparo del mondo più ampio che nube.
Ave, datrice di manna celeste;
Ave, ministra di sante delizie.
Ave, Tu mistica terra promessa;
Ave, sorgente di latte e di miele.
Ave, Vergine e Sposa!

Stava già per lasciare questo mondo fallace Simeone, ispirato vegliardo. Qual pargolo a lui fosti dato ma in Te riconobbe il Signore perfetto, e ammirando stupito l'eterna sapienza esclamò: Alleluia!

Di natura le leggi innovò il Creatore apparendo tra noi, suoi figlioli: fiorito da grembo di Vergine, lo serba qual era da sempre, inviolato:
e noi che ammiriamo il prodigio cantiamo alla Santa:
Ave, o fiore di vita illibata;
Ave, corona di casto contegno.
Ave, Tu mostri la sorte futura;
Ave, Tu sveli la vita degli Angeli.
Ave, magnifica pianta che nutri i fedeli;
Ave, bell'albero ombroso che tutti ripari.
Ave, Tu in grembo portasti la Guida agli erranti;
Ave, Tu desti alla luce Chi affranca gli schiavi.
Ave, Tu supplica al Giudice giusto;
Ave, perdono per tutti i traviati.
Ave, Tu veste ai nudati di grazia;
Ave, Amore che vinci ogni brama.
Ave, Vergine e Sposa!

Tale parto ammirando, ci stacchiamo dal mondo e al cielo volgiamo la mente. Apparve per questo fra noi in umili umane sembianze l'Altissimo per condurre alla vetta coloro che lieti l'acclamano: Alleluia!

Era tutto qui in terra e di sé tutti i cieli riempiva il Dio Verbo infinito: non già uno scambio di luoghi, ma un dolce abbassarsi di Dio verso l'uomo fu il nascer da Vergine, Madre che tutti acclamiamo:
Ave, Tu sede di Dio, l'Infinito;
Ave, Tu porta di sacro mistero.
Ave, dottrina insicura per gli empi;
Ave, dei pii certissimo vanto.
Ave, o trono più santo del trono cherùbico;
Ave, o seggio più bello del seggio serafico.
Ave, o Tu che congiungi opposte grandezze;
Ave, o Tu che sei in una e Vergine e Màdre.
Ave, per Te fu rimessa la colpa;
Ave, per Te il paradiso fu aperto.
Ave, o chiave del regno di Cristo;
Ave, speranza di eterni tesori.
Ave, Vergine e Sposa!

Si stupirono gli Angeli per l'evento sublime della tua Incarnazione divina: ché il Dio inaccessibile a tutti vedevano fatto accessibile, uomo, dimorare fra noi e da ognuno sentirsi acclamare: Alleluia!

Gli oratori brillanti come pesci son muti per Te, Genitrice di Dio del tutto incapaci di dire il modo in cui Vergine e Madre Tu sei.
Ma noi che ammiriamo il mistero cantiamo con fede:
Ave, sacrario d'eterna Sapienza;
Ave, tesoro di sua Provvidenza.
Ave, Tu i dotti riveli ignoranti;
Ave, Tu ai rètori imponi il silenzio.
Ave, per Te sono stolti sottili dottori;
Ave, per Te vengon meno autori di miti.
Ave, di tutti i sofisti disgreghi le trame;
Ave, Tu dei Pescatori riempi le reti.
Ave, ci innalzi da fonda ignoranza;
Ave, per tutti sei faro di scienza.
Ave, Tu barca di chi ama salvarsi;
Ave, Tu porto a chi salpa alla Vita.
Ave, Vergine e Sposa!

Per salvare il creato il Signore del mondo volentieri discese quaggiù. Qual Dio era nostro Pastore, ma volle apparire tra noi come Agnello: con l'umano attraeva gli umani, qual Dio l'acclamiamo: Alleluia!

Tu difesa di vergini, Madre Vergine, sei, e di quanti ricorrono a Te: ché tale ti fece il Signore di tutta la terra e del cielo, o Illibata, abitando il tuo grembo e invitando noi tutti a cantare:
Ave, colonna di sacra purezza;
Ave, Tu porta d'eterna salvezza.
Ave, inizio di nuova progenie;
Ave, datrice di beni divini.
Ave, Tu vita hai ridato ai nati nell'onta;
Ave, hai reso saggezza ai privi di senno.
Ave, o Tu che annientasti il gran seduttore;
Ave, o Tu che (lei casti ci doni l'Autore.
Ave, Tu grembo di nozze divine;
Ave, che unisci i fedeli al Signore.
Ave, di vergini alma nutrice;
Ave, che l'anime porti allo Sposo.
Ave, Vergine e Sposa!

Cede invero ogni canto che presuma eguagliare le tue innumerevoli grazie. Se pure t'offrissimo inni per quanti i granelli di sabbia, Signore, mai pari saremmo a' tuoi doni che desti a chi canta: Alleluia!

Come fiaccola ardente per chi giace nell'ombre contempliamo la Vergine santa, che accese la luce divina e guida alla scienza di Dio tutti, splendendo alle menti, e da ognuno è lodata col canto:
Ave, o raggio di Sole divino;
Ave, o fascio di Luce perenne.
Ave, rischiari qual lampo le menti;
Ave, qual tuono i nemici spaventi.
Ave, per noi sei la fonte dei sacri Misteri;
Ave, Tu sei la sorgente dell'Acque abbondanti.
Ave, in Te raffiguri l'antica piscina;
Ave, le macchie detergi dei nostri peccati.
Ave, o fonte che l'anime mondi;
Ave, o coppa che versi letizia.
Ave, fragranza del crisma di Cristo;
Ave, Tu vita del sacro banchetto.
Ave, Vergine e Sposa!

Condonare volendo ogni debito antico fra noi il Redentore dell'uomo discese e abitò di persona: fra noi che avevamo perduto la grazia. Distrusse lo scritto del debito, e tutti l'acclamano: Alleluia!

Inneggiando al tuo parto l'universo ti canta qual tempio vivente, o Regina! Ponendo in tuo grembo dimora Chi il tutto in sua mano contiene, il Signore, tutta santa ti fece e gloriosa e c'insegna a lodarti:
Ave, o « tenda » del Verbo di Dio;
Ave, più grande del « Santo dei Santi ».
Ave, Tu « arca » da Spirito aurata;
Ave, « tesoro » inesausto di Vita.
Ave, diadema prezioso dei santi sovrani;
Ave, dei pii sacerdoti Tu nobile vanto.
Ave, Tu sei per la Chiesa qual torre possente;
Ave, Tu sei per l'Impero qual forte muraglia.
Ave, per Te innalziamo trofei;
Ave, per Te cadon vinti i nemici.
Ave, Tu farmaco delle mie membra;
Ave, salvezza dell'anima mia.
Ave, Vergine e Sposa!

Grande ed inclita Madre, Genitrice del sommo fra i Santi, santissimo Verbo, or degnati accogliere il canto! Preservaci da ogni sventura, tutti!
Dal castigo che incombe Tu libera noi che gridiamo: Alleluia!

Regole per una vita devota

(di Platone, arcivescovo di Kostroma)
Forzati ad alzarti presto e a un'ora fissa. Appena ti svegli, rivolgi la tua mente a Dio: fai il Segno della Croce, e ringrazialo per la notte che è passata e per tutte le sue misericordie nei tuoi confronti. Chiedigli di guidare ogni tuo pensiero, sensazione e desiderio, in modo che tutto ciò che dici o che fai gli sia gradito.
Quando ti vesti ricorda la presenza del Signore e del tuo Angelo custode. Chiedi al Signore Gesù Cristo di ricoprirti con il manto di salvezza.
Dopo esserti lavato, vai a fare le preghiere del mattino. Prega in ginocchio, con concentrazione, con riverenza e mitezza, come si conviene di fronte agli occhi dell'Onnipotente. Chiedigli di darti fede, speranza e amore, così come una tranquilla forza per accettare tutto ciò che il giorno che viene ti può portare - le sue difficoltà e suoi problemi. Chiedigli di benedire le tue fatiche.
Chiedigli aiuto: per adempiere qualche particolare compito che hai di fronte; per stare alla larga da qualche particolare peccato. Se puoi, leggi qualcosa dalla Bibbia, soprattutto dal Nuovo Testamento e dai Salmi. Leggi con l'intenzione di ricevere qualche illuminazione spirituale, inclinando il tuo cuore alla compunzione. Dopo avere letto un poco, fermati a riflettere su quanto leggi, e quindi procedi oltre, ascoltando ciò che il Signore suggerisce al tuo cuore.
Cerca di dedicare almeno quindici minuti a contemplare spiritualmente gli insegnamenti della Fede e il profitto della tua anima in quanto hai letto.
Ringrazia sempre il Signore perché non ti ha lasciato perire nei tuoi peccati, ma si preoccupa di te e ti guida in ogni modo possibile al Regno Celeste.
Inizia ogni mattino come se avessi appena deciso di diventare un cristiano e di vivere secondo i comandamenti di Dio. Andando a fare i tuoi doveri, sforzati di fare tutto alla gloria di Dio. Non iniziare nulla senza preghiera, perché tutto ciò che facciamo senza pregare alla fine si rivela futile o dannoso. Le parole del Signore sono vere: "Senza di me, non potete fare niente."
Imita il nostro Salvatore, che ha lavorato aiutando Giuseppe e la sua purissima Madre. Mentre lavori, mantieni un buono spirito, affidandoti sempre all'aiuto del Signore. È cosa buona ripetere incessantemente la preghiera: "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me peccatore."
Se i tuoi lavori hanno successo, rendi grazie al Signore; e in caso contrario, affidati alla sua volontà, poiché Egli si prende cura di noi e dirige tutto verso il meglio. Accetta tutte le difficoltà come penitenza per i tuoi peccati - in spirito di obbedienza e di umiltà.
Prima di ogni pasto, prega che Dio benedica il cibo e le bevande; e dopo il pranzo rendi grazie a Dio e chiedigli di non privarti delle sue benedizioni spirituali. È bene lasciare la tavola sentendo un poco di appetito. In ogni cosa, evita gli eccessi. Seguendo l'esempio dei cristiani antichi, digiuna il Mercoledì e il Venerdì.
Non essere avido. Sii contento di avere cibo e vestiti, imitando Cristo che si è impoverito per noi.
Sforzati di compiacere il Signore in tutto, in modo da non essere rimproverato dalla tua coscienza. Ricordati che Dio ti vede sempre, e così sii accuratamente vigilante per quanto riguarda i sentimenti, i pensieri e i desideri del tuo cuore. Evita anche i più piccoli peccati, per non cadere in quelli più grandi. Scaccia dal tuo cuore ogni pensiero o progetto che ti muove lontano dal Signore. Lotta specialmente contro i desideri impuri; scacciali dal tuo cuore come una scintilla di brace che cade sui tuoi vestiti.
Se non vuoi essere turbato da desideri malvagi, accetta mitemente l'umiliazione da parte degli altri.
Non parlare troppo, ricorda che per ogni parola detta dovremo rendere conto a Dio. È meglio ascoltare che parlare: nella verbosità è impossibile evitare il peccato. Non essere curioso di ascoltare novità, che non fanno altro che intrattenere e distrarre lo spirito. Non condannare nessuno, ma considera te stesso peggiore di tutti gli altri. Colui che condanna un altro sta prendendo su di sé i suoi peccati; è meglio lamentarsi per il peccatore, e pregare che Dio lo corregga a modo suo. Se qualcuno non ascolta un tuo consiglio, non discutere con lui. Ma se i suoi atti sono una tentazione per gli altri, prendi misure appropriate, perché il bene di molti deve avere maggior peso di quello di una persona sola.
Non litigare mai, e non cercare scuse. Sii mite, quieto e umile; sopporta tutto, secondo l'esempio di Gesù. Egli non ti caricherà di una croce che eccede le tue forze. Ti aiuterà anche a portare la tua croce.
Chiedi al Signore di darti la grazia di compiere i suoi santi Comandamenti meglio che puoi, anche se sembrano troppo difficili da mantenere. Dopo aver fatto una grande impresa, non aspettarti gratitudine, ma tentazioni: l'amore per Dio è infatti messo alla prova da ostacoli. Non sperare di acquisire qualsiasi virtù senza soffrire amarezza. Nel mezzo delle tentazioni non ti disperare, ma rivolgiti a Dio con brevi preghiere: "Signore, aiuta... Insegnami a... Non lasciarmi... Proteggimi... " Il Signore permette tentazioni e prove; Egli ci dà anche la forza di superarle.
Chiedi a Dio di allontanare da te tutto ciò che ti riempie di orgoglio, anche se sarà una perdita amara. Cerca di non essere astioso, lugubre, brontolone, diffidente, sospettoso o ipocrita, ed evita la rivalità. Sii sincero e semplice nella tua attitudine.
Accetta umilmente le ammonizioni degli altri, anche se sei più saggio ed esperto.
Ciò che non vuoi che sia fatto a te, non farlo agli altri. Piuttosto, fai loro ciò che desideri che sia fatto a te. Se qualcuno ti visita, sii dolce nei suoi confronti, sii modesto, saggio, e a volte, a seconda delle circostanze, sii anche cieco e sordo.
Quando senti la pigrizia, o una certa freddezza, non lasciare il consueto ordine di preghiera e le pratiche di pietà che hai stabilito. Tutto ciò che fai nel nome del Signore Gesù, anche le cose piccole e imperfette, diventa un atto di pietà.
Se desideri trovare la pace, affidati completamente a Dio. Non troverai pace finché non ti rassereni in Dio, amando solo lui.
Di tanto in tanto isolati, seguendo l'esempio di Gesù, nella preghiera e nella contemplazione di Dio. Contempla l'amore infinito del nostro Signore Gesù Cristo, le sue sofferenze e la sua morte, la sua risurrezione, la sua seconda venuta e il Giudizio finale.
Visita la chiesa quanto più spesso possibile. Confessati più frequentemente e ricevi i Santi Misteri. Facendo così dimorerai in Dio, e questa è la più alta benedizione. Durante la Confessione, pentiti e confessa onestamente e con contrizione tutti i tuoi peccati; il peccato di cui non ci si pente porta infatti alla morte.
Dedica le domeniche a opere di carità e di misericordia; per esempio, visita qualche ammalato, consola qualche afflitto, salva qualche perduto. Se qualcuno aiuterà i perduti a ritornare a Dio, questi riceverà una grande ricompensa in questa vita e nell'era ventura. Incoraggia i tuoi amici a leggere letteratura spirituale cristiana e a partecipare a discussioni su temi spirituali.
Che il Signore Gesù Cristo sia il tuo insegnante in tutto. Fai sempre riferimento a lui rivolgendo a lui la tua mente; chiediti: che cosa farebbe il Signore in simili circostanze?
Prima di andare a dormire, prega apertamente e con tutto il tuo cuore, ricerca e guarda i tuoi peccati del giorno trascorso.
Dovresti sempre spingere te stesso a pentirti con un cuore contrito, con sofferenza e lacrime, per non ripetere i peccati passati.
Andando a letto, fatti il Segno della Croce, bacia la croce, e affidati al Signore Dio, che è il tuo Buon Pastore. Considera che forse questa notte dovrai apparire di fronte a lui.
Ricorda l'amore del Signore nei tuoi confronti e amalo con tutto il tuo cuore, la tua anima e la tua mente.
Agendo in questo modo, raggiungerai la vita beata nel Regno della luce eterna.
La grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia con te. Amen.

Chi sono i cristiani

I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri.
Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne.
Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell’odio.
A dirla in breve, come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. L’anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo.
Lettera a Diogneto

Invocazioni

Quando ti è possibile lontano da occhi curiosi tira fuori il tuo rosario tenendolo con la mano sinistra e con la mano destra fai il segno della croce ad ogni invocazione.

Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà del tuo mondo e donagli la pace.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà della nostra Chiesa.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà del nostro vescovo e della sua sinodia.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà di tutti i devoti cristiani.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà del mio padre spirituale.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà dei nostri governanti.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà per quelli che ci odiano.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà per quelli che ci diffamano.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà per quelli che ci amano.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà per quelli che pregano per noi.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà per quelli che ci sostengono nelle difficoltà della vita.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà per i nostri genitori, fratelli e maestri.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà per i nostri fratelli che soffrono nello spirito e nella carne.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà per coloro che sono abbandonati e senza difesa.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà degli anziani, dei bimbi e dei giovani.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà di coloro che si trovano sotto la schiavitù della droga e dell'alcool.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà delle nostre sorelle che sono in attesa di partorire
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà dei nostri fratelli orfani.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà e prottegi i nosti fratelli che sono in viaggio.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà dei nostri fratelli afflitti delusi.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà di coloro che si adoperano presso monasteri e templi.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà e aiuta coloro che si adoperano per la verità della Fede.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà di coloro che sono lontano dalla verità della Fede.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà di coloro che deridono e offendono il tuo santo nome.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà e proteggici dalla guerra, dalla fame e da ogni violenza.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà dei nostri fratelli addormentati e dona a loro la pace.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà e allontana da me ogni tentazione e malattia dell'anima e del corpo.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà, proteggi la mia famiglia e il mio matrimonio.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà e insegnami i tuoi comandamenti.
SignoreGesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà e fortifica la mia Fede.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà donami la grazia del pentimento.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà e donami la pace interiore e le tue Grazie divine.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà di me peccatore.

Il cantico degli Angeli

O voi, che contemplate l’Eterno sul suo trono,
Sublimi cherubini, serafini gloriosi,
Puri spiriti che lo splendore della sua gloria circonda,
Noi cantiamo le vostre grandezze, vi offriamo i nostri voti.
Colui che vi formò, come un generoso maestro,
Vi colma ad ogni istante di più grandi favori;
Felici dei suoi benefici, felici di conoscerlo,
Alle leggi del suo amore sottomettete tutti i cuori.
Pubblicate che è santo, che è grande, che è saggio;
Celebrate le sue bontà, in ogni tempo, in tutti i luoghi,
E presentate per noi il più perfetto omaggio
A quel Dio onnipotente che regna nei cieli!
Date un dolce sorriso agli inni di lode
Che questi figli pii fanno salire fino a voi;
Benedite i loro sforzi, e che un giorno, giovani angeli
Dal fronte gioioso e puro, essi regnino vicino a voi!
Che non posso imitare la vostra riconoscenza,
Risentire nel mio cuore i fuochi del vostro amore!
Che non possa uguagliare la pronta obbedienza
Che fa la vostra felicità nel celeste soggiorno!
Come incenso d’amore portate la nostra preghiera
Fino al trono del Dio di potenza e di pace!
E dalle vostre braccia sacre, al fine della carriera,
Che noi ci involiamo nei celesti palazzi!
Ah, ve ne preghiamo, siate nostra luce,
Fateci evitare i tranelli dell’errore,
E sostenete i nostri passi nella santa carriera
Che debba terminarsi nell’eterna felicità!

Milizia di s. Michele Arcangelo

Preghiera all'Angelo custode

Angelo che vivi nella luce immensa di Cristo e segui i miei passi per disposizione benevola di Dio, dal principio alla fine della vita ed in modo sempre mirabile, ti rivolgo la preghiera del cuore, luce vera che brilla come stella nella volta celeste e nel cuore di Dio. Tu che custodisci la mia anima come il tesoro più prezioso per te , donami luce necessaria per riconoscere il tuo amore e quello di Gesù nella mia vita. Preserva la mia anima dai continui attacchi del maligno affinché io non perda di vista il vero amore e non mi smarrisca in sentieri oscuri. Difendila dal buio del peccato che potrebbe cancellarne la vera identità, immagine dell'amore di Cristo. Mio angelo custode, guida la mia vita verso orizzonti di pace autentica che solo Gesù può instaurare.

Fortifica la mia fede affinchè in ogni evento riconosca un segno dell'amore di Dio e della Madre celeste ; alimenta in me il desiderio di imitare la vita di Cristo e quella dei Santi che risplendono insieme a te nell'eternità, come astri luminosi. Concedimi, con il tuo aiuto, di entrare nel regno della luce ove l'unica realtà é l'amore e, già qui sulla terra, fà che la mia anima possa irradiare la luce dell'amore vero.

Difendimi dai pericoli nel corpo, esposto alle insidie del male, ed assistilo nelle malattie, segno dell'amore di Cristo e strumento di perfezionamento interiore ed espiazione. Soprattutto, angelo mio, invitami ad amare ogni uomo con l'amore di Dio ; insegnami che solo l'amore é la forza universale che muove voi spiriti celesti , l'unico bagliore che può dissipare la tenebre del peccato e l'unica via che conduce alla salvezza. Fà che io riconosca in te un formidabile alleato e difensore nella lotta contro il demonio e i suoi inganni. Diffondi intorno a me, ora e sempre, la pace di cui sei avvolto per l'eternità ; e rendi il mio cuore disposto ad accogliere la parola di Dio e a ringraziarti per tutti i benefici che mi concederai in vita ed oltre la vita, all'incontro con Gesù Salvatore.

IL SANTO ROSARIO in compagnia dei Beati coniugi Zelia e Luigi Martin


(Primo mistero)

Guida: Pensiamo alla famiglia di Nazaret, culla e casa di Gesù: «Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza… A Nazaret stava loro sottomesso...Sua Madre serbava tutte queste cose nel suo cuore… e Gesù cresceva in età e grazia davanti a Dio» (Lc 2, 39-52).

Lettore: «Il fiore che sta per raccontare la sua storia si rallegra di dover far conoscere le premure del tutto gratuite di Gesù, riconoscere che niente in lui sarebbe capace di attirare i suoi sguardi divini…È lui che l’ha fatta nascere in una “terra santa” e come tutta impregnata di frutti verginali».(S. Teresa di G.B., MA, 11)

Guida: - Pensiamo alla famiglia Martin, culla e casa di Teresa di Gesù Bambino… e preghiamo per la famiglia cristiana di oggi, sempre bella, ma insidiata nell’unità e continuamente stimolata dai miraggi del piacere o del tornaconto.- Padre Nostro…, 10 Ave Maria, Gloria al Padre…(Secondo mistero)

Guida: (I frutti dell’amore)Gesù ci presenta la Madre sua che in fretta si mise in viaggio per andare ad aiutare sua cugina Elisabetta (cfr. Lc 1,39).Ce la propone anche alle nozze di Cana, attenta al disagio causato dalla mancanza del vino, mentre dice ai servi «Fate quello che vi dirà»(Gv 2, 35).

Lettore: I frutti del dono di sé di Zelia e Luigi Martin si sono realizzati in consacrazioni a Dio nella vita religiosa e monastica. Questo dono e mistero della chiamata di Dio può anche lasciare perplessa la nostra sensibilità moderna che, in verità, comprende più facilmente l’affermazione di sé che non la spiritualità del dono di sé a Dio attraverso la carità, la disponibilità, l’attenzione, il servizio.

Guida: - Preghiamo perché ognuno di noi scopra, o riscopra con cuorenuovo qual è la sua vocazione: che cosa è chiamato a fare della propriavita, e chiediamo al Signore la forza e la grazia per realizzare tuttii progetti del suo Cuore.- Padre Nostro…, 10 Ave Maria, Gloria al Padre…(Terzo mistero)

Guida: Terzo Mistero«‘Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un’ora sola?’. Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole»(Mc 14, 32-40).

Lettore: «In quale illusione vive la maggior parte degli uomini! Se posseggono le ricchezze vogliono gli onori, e quando li hanno ottenuti si sentono ancora infelici, perché il cuore che non cerca Dio è sempre insoddisfatto».(Da una lettera della B. Zelia Martin)

Guida: - Pensiamo a Gesù solo: nella notte, in preghiera, cerca il Padree invita anche noi a pregare e a cercarlo con il cuore attento a ciò che Lui ha sofferto per noi.- Preghiamo perché possiamo essere veri cercatori di Dio e testimoni di quell’amore che lo ha portato fino alla morte di croce.- Padre Nostro…, 10 Ave Maria, Gloria al Padre…

(Quarto mistero)

Guida: «Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire…si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori…Egli è stato trafitto per i nostri dolori e noi lo giudicavamo percosso da Dio e umiliato» (cfr. Is, 53,3-4).

Lettore: «Sorelle mie, intendo felicitarmi delle nostre tribolazioni,anzi voglio fare ancora di più: ringraziare Iddio per l’amarezza della nostra umiliazione (per la malattia mentale del papà). Non so neppure spiegarmene il perché, ma invece di accogliere le prove con disgusto, invece di lamentarmene, vedo qualcosa di misterioso e divino nella condotta di nostro Signore verso di noi. D’altronde non è passato lui stesso attraverso tutte le umiliazioni? Se sapeste come vedo il buon Dio in tutte le nostre prove! Sì, tutto è contrassegnato dal suo dito divino».(Da una lettera di Céline, figlia del Sig. Martin, alle sorelle in monastero)Guida: Gesù prende su di sé la sua croce (Mt 27, 32-37). Preghiamo perché ciascuno di noi sappia percorrere il cammino della vita anche quando è sempre in salita con prove e sofferenze.- Padre Nostro…, 10 Ave Maria, Gloria al Padre…

(Quinto mistero)

Guida: «Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo... Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre che è nei cieli» (Mt 5,13-15).

Lettore: Gesù ci chiede di essere suoi testimoni secondo lo spirito delle beatitudini, per essere fermento cristiano nella sua Chiesa che, oggi più che mai, vive l’esperienza del Risorto in un mondo lacerato da situazioni drammatiche e peccaminose e che difficilmente scorge la luce che emana da esistenze come quelle di Zelia e Luigi Martin. Il loro messaggio di coppia buona, silenziosa,orante, capace di educare con l’esempio, ci lancia il messaggio di quanto sia importante, per essere fecondi, entrare in Dio attraverso Gesù e lasciarci afferrare dall’immensadinamica dell’amore trinitario.- Preghiamo, affinché il mondo si popoli di cristiani santi, che cercano Dio e si lasciano cercare da lui nel vissuto di ogni giorno.- Padre Nostro…, 10 Ave Maria, Gloria al Padre…,“Salve Regina”.

Orazione finale: O Padre, che nella tua meravigliosa provvidenza hai voluto associare la Vergine Maria al mistero della nostra salvezza,fa’ che, accogliendo l’invito della Madre, mettiamo in pratica ciò che Gesù ci ha insegnato nel Vangelo. Egli vive e regna per tutti i secoli dei secoli.

Amen.

martedì 28 luglio 2009

Il Padre Nostro secondo s. Francesco

Santissimo Padre nostro: Creatore, Redentore, Consolatore e Salvatore nostro.
Che sei nei cieli: negli Angeli e nei santi, illuminandoli a conoscere che tu, Signore, sei luce; infiammandoli ad amare, perché tu, Signore, sei amore inabitando in essi, pienezza della loro gioia, poiché tu, Signore, sei il sommo bene, eterno, dal quale viene ogni bene, senza il quale non vi è alcun bene.
Sia santificato il tuo nome: si faccia più chiara in noi la conoscenza di te, per poter vedere l'ampiezza dei tuoi benefici, l'estensione delle tue promesse, i vertici della tua maestà, le profondità dei tuoi giudizi.
Venga il tuo regno: affinché tu regni in noi per mezzo della grazia e tu ci faccia giungere al tuo regno ove v'è di te una visione senza ombre, un amore perfetto, un'unione felice, un godimento senza fine.
Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l'anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore. E con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell'anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché amiamo il nostro prossimo come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e compatendoli nei malie non recando offesa a nessuno.
Dacci il nostro pane quotidiano: il tuo diletto Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, dà a noi oggi: a ricordo e a riverente comprensione di quell'amore che ebbe per noi, e di tutto ciò che per noi disse, fece, e patì.
E. rimetti a noi i nostri debiti: per la tua ineffabile misericordia, in virtù della passione del Figlio tuo e per l'intercessione e i meriti della beatissima Vergine Maria e di tutti i tuoi santi.
Come noi li rimettiamo ai nostri debitori: e quello che noi non sappiamo pienamente perdonare, tu, Signore, fa che pienamente perdoniamo, sì che, per amor tuo, si possa veramente amare i nostri nemici e si possa per essi, presso di te, devotamente intercedere, e a nessuno si renda male per male, e si cerchi di giovare a tutti in te.
E non ci indurre in tentazione: nascosta o manifesta, improvvisa o insistente.
E liberaci dal male: passato, presente e futuro. Amen.

Regola mariana di s. Serafino di Sarov

La preghiera inizia così:"Padre nostro che sei nei cieli,sia santificato il Tuo Nome,venga il Tuo Regno,sia fatta la Tua volontà,come in cielo così in terra,dacci oggi il nostro pane essenziale, e rimetti a noi i nostri debiti,come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,e non indurci in tentazione,ma liberaci dal Maligno.Amen.
Tropario del tono 6°:
Spalancaci la porta della Tua benignità,benedetta Deìpara,sperando in Te non ci smarriremo;avvenga che siamo liberati per mezzo Tuo dalle avversità,sei Tu la salvezza della stirpe dei cristiani.
Prima decina.
Deìpara Vergine gioisci,colmata di grazia Mariail Signore è con Te,benedetta Tu fra le donne, e benedetto il frutto del Tuo grembo,perchè hai partorito il Salvatore delle nostre anime. (10 volte)
Ricordiamo la Natività della SS.Madre di Dio.
Tropario del tono 4°:
La Tua nascita o Madre di Dio,ha annunziato la gioia a tutto l'universo,poichè da te è sorto il Sole di giustizia,il Cristo nostro Dio,che togliendo la maledizione,ci ha donato la benedizione, e annientando la morte,ci ha donato la vita eterna. O Santissima Signora Madre di Dio,salva e proteggi i tuoi servi defunti.... ( nome dei genitori e famigliari) insieme con i Santi ,nella Tua eterna gloria.
Seconda decina.
Ricordiamo l'Ingresso al Tempio della Santissima Signora nostra la Madre di Dio.
Tropario del Tono 4°:
Oggi è il prologo della benevolenza di Dio,e la proclamazione anticipata della salvezza degli uomini,La Vergine si mostra apertamente nel Tempio di Dio,e a tutti Ella annuncia la venuta di Cristo.Anche noi gridiamo ad alta voce:Salve o compimento del piano del Creatore.O Santissima Signora nostra Madre di Dio, salva proteggi e unisci alla tua Santa Chiesa Ortodossa gli smarriti e perduti Tuoi Servi...(nomi).
Terza decina.
Ricordiamo l'Annunciazione della SS.Madre di Dio.
Tropario del tono 4°:
Oggi è l'inizio della nostra salvezza,e la manifestazione del mistero eterno.Il Figlio di Dio diviene Figlio della Vergine,e Gabriele annuncia la grazia.Perciò anche noi gridiamo con lui:"Gioisci, colmata di grazia,il Signore è con Te!".O Santissima Signora Madre di Dio,allevia le nostre pene e porta consolazione alle afflizioni e alle malattie dei tuoi servi...(nome).
Quarta decina.
Ricordiamo l'incontro della SS.Madre di Dio con S.Elisabetta.
Degno davvero è di di te beata, la Deìpara sempre beata, Tutta immacolata e Madre del nostro Dio. Più insigne dei Cherubini e senza confronto più gloriosa dei Serafini, in modo icorruttibile Dio Verbo hai partorito; la realmente Deìpara in Te noi magnifichiamo.O Santissima Signora Madre di Dio, riunisci i Tuoi Servi ...(nome) che sono lontani.
Quinta decina.
Ricordiamo la Natività di Cristo.Tropario del tono 4°:
La Tua nascita Cristo Dio nostro,ha fatto brillare nel mondo la luce della conoscenza.Per essa gli adoratori degli astri appresero da una stella ad adorarti,o Sole della giustizia, e a riconoscere Te, come l'Oriente venuto dall'alto, Signore gloria a te!O Santissima Signora Madre di Dio,dona a me che in Cristo sono stato battezzato,di rivestirmi di Cristo.
Sesta decina.
Ricordiamo la Presentazione al Tempio del nostro Signore e l'incontro col Giusto Simeone.Tropario del tono 1°:
Gioisci, o colmata di grazia,Vergine Madre di Dio,poichè da te è sorto il Sole di giustizia,il Cristo nostro Dio, che illumina coloro che sono nelle tenebre.Gioisci anche Tu giusto vegliardo,che hai ricevuto nelle tue bracciaColui che libera le nostre anime,e che ci dona la resurrezione.O Santissima Signora Madre di Dio,concedimi fino all'ultimo respiro di comunicare ai Santi Misteri di Cristo e con essi fa superare alla mia animale terribili prove.
Settima decina.
Ricordiamo la Fuga in Egitto della Sacra Famiglia.
Contacio dell'8° tono:
A Te condottiera che per noi combatti,noi tuoi devoti salvati dai pericoli,dedichiamo l'inno di vittoriacome canto di ringraziamento, o Madre di Dio.Ma Tu che possiedi una forza invincibile,liberaci da tutti i pericoli,affinché possiamo gridarti:"Gioisci o sposa inviolata!"O Santissima Signora Madre di Dio,salvami da ogni avversità!
Ottava decina.
Ricordiamo la scomparsa del dodicenne bambino Gesù a Gerusalemme e il dolore della SS.Madre di Dio per questo fatto.
Tropario del tono 7°:
Con il Tuo Spirito vieni, o Signore,poichè sei misericordioso,e abbi pietà di me come pubblicano,per l'intercessione della Tua Madre.
Nona decina.
Ricordiamo il miracolo di Cana in Galilea,quando il Signore ha cambiato l'acqua in vinoper la parola della Sua Madre:" Non hanno più vino!"
Tropario del 3° tono:
Rifugio salutare Tu sei o Madre di Dio,nel baratro delle passioni quotidiane.Riguardaci da ogni sventuracon la tua benedizione.O Santissima Signora Madre di Dio,soccorrici in tutte le nostre opere e necessità!
Decima decina.
Ricordiamo la presenza della SS.Madre di Dio ai piedi della croce, quando il dolore, come una spada,ha trafitto la Sua anima.
Contacio del tono 6°:
Non piangere per me, Madre,vedendomi nel sepolcro.Nel Tuo grembo senza semesono venuto come Figlio, risorto e glorificatoe innalzato alla gloria continuamente come Dio,confido e amo Te, glorificata.O Santissima Signora Madre di Dio,rinsalda le mie forze spiritualied esaltà l'umiltà.
Undicesima decina
Ricordiamo la Resurrezione di Cristo.
Tropario del tono 5°:
Cristo è risorto dai morticon la Sua morte ha vinto la mortee ai morti ha donato la vita.O Santissima Signora Madre di Dio,fa risorgere la mia anima,e donami una costante perseveranza nell'impegno per Cristo.
Dodicesima decina.
Ricordiamo l'Ascensione del Signore.
Tropario del tono 4°:
Fosti elevato nella gloria Cristo Dio,rallegrando i tuoi discepoli con la promessa dello Spirito Santo,e li hai rafforzati con la Tua benedizione,perchè sei il Figlio di Dio,il Redentore del mondo.O Santissima Signora Madre di Dio,sollevami dagli affanni e dai pensieri terreni e donami il desiderio per la salvezza dell'anima.
Tredicesima decina.
Ricordiamo la discesa dello Spirito Santo sul Monte Sion sulla Madre di Dio e sugli Apostoli
.Tropario del tono 8°:
Benedetto sei Tu Cristo nostro Dio,hai reso sapienti dei semplici pescatori,inviando loro lo Spirito Santo,e per loro conquistando l'universo intero.Gloria a te o Filantropo!O Santissima Signora Madre di Dio,rinforza la grazia dello Spirito Santo nel mio cuore.
Quattordicesima decina.
Ricordiamo la Dormizione della Madre di Dio.
Tropario del Tono 1°:
Nella Tua nascita sei rimasta Vergine,nella Tua dormizione non hai abbandonato il mondo o Madre di Dio.Tu sei stata trasferita alla vita, o Madre della vitae per le Tue preghiereriscatta le nostre anime dalla morte.O Santissima Signora Madre di Dio,donami una morte serena e senza travaglio.
Quindicesima decina.
Ricordiamo la Santa Protezione della Madre di Dio sui Cristiani.
Tropario del tono 4°:
Oggi noi fedeli facciamo festa con gioia,confortati dalla Tua venuta o Madre di Dio,con gli occhi fissi alla Tua mirabile icona,Ti supplichiamo con tenerezza:coprici col tuo Manto venerabile,liberaci da ogni male,e prega Cristo Tuo Figliodi salvare le nostre anime.O Santissima Signora Madre di Dio,proteggimi da ogni malee ricoprimi col Tuo puro Omoforio."
Amen.
Parrocchia dei santi Sergio, Serafino e Vincenzo, Milano

Un nuovo modo di salutare Maria


Cara Maria che Grazia ti tiene:
il Signore con te, benedetta fra le donne!
E benedetto il bambino che porti, Gesù.
Santa Maria, madre di Dio
Prega per noi viaggiatori
E accompagnaci all’arrivo
Amen


Il mio rapporto con Maria è stato discontinuo. Eppure il primo ricordo che ho nella mia vita è per lei. Stavo in una specie di culla, o comunque in un lettino con i bordi rialzati perché non cadessi, foderati morbidamente e ornati di nastri. Mia madre era in piedi lì a fianco, e diceva per me ad alta voce le preghiere della sera: “Salve Regina, madre di misericordia”. Ed io la vedevo, la Regina, lei era alta parecchi metri sopra di me e l’imbottitura del lettino, il vestito di mia madre, le tende alla finestra, si trasformavano nel suo vestito bellissimo che pendeva fino a me.
Più tardi mia madre mi raccontò che, prima che io nascessi, mi aveva raccomandato alla Madonna con una novena: dunque, prima che io potessi avere ricordi, ho avuto a che fare con lei. Poi per un lungo periodo l’ho trascurata. Da bambino e adolescente mi rapportavo a Gesù. Un giorno chiesi al mio vecchio parroco perché mai si desse tutta questa importanza a Maria. “Perché è la mamma”, mi rispose, ma mi sembrò una risposta sentimentale, mentre io ne cercavo una razionale. A vent’anni, dopo un ritiro in cui il predicatore aveva portato l’esempio di un santo che aveva fatto voto di offrire a Maria tutti i momenti della sua vita, il mio sentimento per lei si ravvivò per qualche tempo, poi tornai ad ignorarla.
Avevo già passato la cinquantina quando la riscoprii. Quando la meditazione profonda non mi riusciva, anzi persino mi annoiava, pensavo a lei come a un modello, cercavo di immaginare il suo livello di coscienza, la sua familiarità con il punto di vista divino. Quando l’amore per Dio sembrava una vuota parola, senza risonanza nella sfera della vitalità e del sentimento, pensavo alla sua felice condizione in cui l’amore di creatura, di figlia, di madre, di sposa erano una cosa sola.


Riformulare l’Ave Maria
Allora tentai di riformulare l’Ave Maria con parole mie. La prima parola, “ave”, non mi piaceva, perché non si usa più: perché non pregare con le parole di oggi? “Tutte le generazioni mi chiameranno beata” profetizza il Magnificat: anche il nostro tempo dunque è chiamato a lodarla con le proprie parole e la propria sensibilità.
Nella mia ricerca incontrai anche una ragazza che mi propose un saluto a Maria in romanesco: “Bella Marì, ‘mazza che grazia!” Ma il saluto dell’Angelo, che deve essere attuale, non può essere rozzo, deve conservare insieme delicatezza e potenza.
Il saluto riportato dal vangelo secondo Luca mi affascinava per il suono e per il significato: “Kaire Maria kekarikomene”.
Quel Kaire, la cui radice appartiene a una famiglia di vocaboli che significano grazia, carità, carisma, tempo sacro (kairòs), tradotto in latino con Ave, perde irreparabilmente. Certo, la parola AVE intrigò i Padri, appassionati di cabala enigmistica, per il fatto che è l’inversione del nome di EVA. “Sumens illud Ave Gabrielis ore, funda nos in pace, mutans Evae nomen” recita un antico inno liturgico (Accogliendo quell’Ave dalla bocca di Gabriele ci costituisci nella pace, mutando il nome di Eva). Anche il “gratia plena”, piena di grazia, è inadeguato di fronte a quella carica di cavalleria del “kekarikomene”.
È vero, neanche il testo greco conserva le vere parole dell’Angelo, a Nazareth si parlava aramaico. Oggi qualcuno vorrebbe interpretare le parole angeliche come locuzione interiore, immaginazione di Maria in preghiera. Come se il Verbo di Dio fatto vera carne non potesse essere annunciato da un messaggio fatto vera parola, vibrazione materiale di aria materiale. Però il suono di queste vere parole ci è sconosciuto, rimane un segreto tra Gabriele e Maria. Possiamo fare congetture sul saluto aramaico, ma niente di più. Il testo più vicino all’originale rimane quello greco di s. Luca, che con Maria aveva familiarità.

Kaire Maria, kekarikomene!
Come salutare oggi Maria? Si potrebbe conservare il suono antico dicendo in italiano “Cara Maria, che carico meni!”
Chi ha detto che una traduzione deve essere solo una traduzione del significato delle parole e non anche del loro suono, dell’esperienza interiore che esso produce? Anche come significato, il cara è perfetto per kaire; ma la seconda parte ha una venatura triste che non fa parte del momento “gaudioso” dell’annuncio, potrebbe andar bene per le avemarie dei misteri dolorosi.
Per molto tempo ho usato la formula:
Buon giorno Maria, grazia su grazia!
“Buon giorno” è un saluto ordinario, corrente, lo diciamo tutti. Ma lo diciamo superficialmente, senza pensare al suo significato. Detto a Maria, emerge subito come il buon giorno dell’umanità per eccellenza, il giorno in cui, in lei, l’umanità accolse la proposta divina dell’incarnazione.
“Grazia su grazia” tenta di ripetere, con la ripetizione della g e della r, il suono del kekarikomene. E nello stesso tempo tenta di fare eco all’ammirazione entusiasta espressa nel saluto angelico.
Oggi sono affascinato da una formula diversa, che cerca la sintesi fra il significato e la vibrazione della parola angelica:
“Cara Maria, che grazia ti tiene!”
Il cara significa sia “cara a noi” che “cara a Dio”, mentre la seconda parte del saluto sosta sulla meraviglia creata da Dio in Maria. E fa eco, con il ch, il gr e con la finale in ene al kekarikomene. Provate: queste parole trasportano il cuore di slancio verso Maria, come se esso si arrendesse al vento dello spirito. L’emozione accompagna la mente e anche il corpo gode della vibrazione creata dalle parole. La frase si può ripetere continuamente, come un mantra. Nella seconda parte della frase, l’Angelo ammira la grazia che “tiene” Maria. La Grazia la tiene nel senso di tenere in mano, possedere, ma anche come forza che tiene insieme la struttura completa della sua persona. Maria è costruita nella grazia fin da quando apparve nel pensiero di Dio, è la grazia che la costituisce quello che è. Non c’è affermazione dell’Io, non c’è senso di importanza personale, c’è solo grazia.
Quale sia questa grazia è spiegato da Gabriele con le parole successive: “Dominus tecum”. Come in latino, non c’è bisogno di verbi, non occorre dire “Il Signore è con te”. Sono parole esplicative del concetto di grazia. Il Signore con te: talmente con te che sta per cominciare a vivere in te come tuo figlio. All’Angelo si congiunge la Chiesa che a sua volta esclama “Benedetta fra le donne!”
Dobbiamo immaginare che l’Angelo, entrato nella dimensione umana per comunicare con questa Donna in cui ora è posto il destino dell’umanità intera, arrivi alla fisicità della parola essendo passato per la sfera emotiva. Il suo parlare non enuncia dottrine, ma si mantiene nello stato emotivo del saluto e dell’annuncio:
“Cara Maria, che grazia ti tiene: il Signore con te, benedetta fra le donne!”
Ripetere queste parole è un balsamo per noi. Inquinati da parole vuote, irritate, banali, volgari o addirittura cattive, sentiamo che la parola angelica passando attraverso la nostra bocca la pulisce e la rinnova. Le parole degli Angeli purificano l’etere in cui vengono pronunciate.

Benedetto il bambino che porti
“E benedetto il frutto del seno tuo, Gesù”.
“Zio – mi sussurra stupita la nipotina reduce da una lezione di educazione sessuale alle elementari – ma i bambini non nascono dal seno…”.
Allora qualcuno dice “del ventre”, ma ad altri il termine sembra troppo crudo. Dobbiamo chiamare un ginecologo per trovare le parole giuste per pregare? Eppure è così semplice! Quando incontriamo una donna incinta e parliamo del bambino che porta diciamo semplicemente “il tuo bambino”. Vogliamo essere sicuri di indicare una reale maternità fisica? Possiamo dire “il bambino che porti”:
“E benedetto il Bambino che porti: Gesù”

Peccatori-viaggiatori
L’incipit della seconda parte della preghiera resta intatto nella sua essenzialità:
“Santa Maria, madre di Dio”.
C’è un’ultima variante che, nella mia preghiera privata, porto al testo consueto. Preferisco dirla tutta d’un fiato, perché temo di averla fatta grossa:
“Prega per noi viaggiatori
e accompagnaci all’arrivo. Amen”
“Scusa, perché hai paura di riconoscerti peccatore?” mi chiede candidamente una suora Benedettina incontrata in un forum su internet.
Ecco, ho l’impressione che oggi, dopo un secolo di psicanalisi e di studi sul cervello, siamo così consapevoli di tanti condizionamenti alle nostre azioni da non essere spesso in grado di riconoscere un atto come “peccato”. E’ più facile riconoscere che la nostra condizione umana non è sana, che c’è una frattura profonda nella nostra coscienza, che spesso la valutazione di dove stanno il bene e il male è complicata e ci sembra che qualsiasi scelta abbia la sua parte di errore. Possiamo riconoscere che siamo in una condizione di peccato, ma ci viene difficile riconoscere quali siano i singoli peccati. Ecco, ci sentiamo pellegrini, gente in cammino verso qualcosa di meglio, forse la liberazione, forse l’illuminazione, verso la salvezza, come dice il linguaggio cristiano consueto.
“Adesso e nell’ora della nostra morte” non mi è mai piaciuto, fin da bambino. Mi pareva macchinoso e quasi ridicolo che la Madonna avesse l’elenco dell’ora della morte di ciascuno e dovesse ricordarsi di pregare per lui in quel momento. Preferisco pensare che noi ci apriamo alla sua aura (non dicevano vari santi che dobbiamo stare “sotto il manto” di Maria?) e desideriamo restare in questa sfera di energia, lungo il viaggio della vita, fino al suo termine.

Una preghiera da cui essere pregati
Una preghiera vecchia di secoli come l’Ave Maria, ripetuta per generazioni miliardi di volte, acquista una carica, una vibrazione, un’energia che la fanno risuonare direttamente nella nostra energia vitale. A volte è meglio soprassedere al bisogno di rinnovare il linguaggio per non perdere il valore di questa carica energetica legata alla devozione di tante generazioni. Però ci sono momenti in cui le parole ci appaiono usurate, obsolete, e allora la ricerca di una traduzione in un linguaggio personale può essere un aiuto a riscoprire appieno il contatto con il divino offerto dalla preghiera.
Una volta trovata la nostra Ave Maria privata, riformulata secondo il proprio gusto, diventa più facile farsene accompagnare giorno per giorno nei momenti più diversi. Non occorre pretendere di essere sempre concentrati sul significato di tutte le parole. “Il Rosario, più che una preghiera da pregare, è una preghiera da cui essere pregati” ha scritto recentemente il Maestro generale dei Domenicani. Facciamo scorrere le nostre avemarie private durante le mille attese della giornata, i momenti vuoti, i momenti difficili, i momenti in cui abbiamo bisogno di aiuto… L’aura di Maria è lì pronta ad avvolgerci come un mantello, e la vita interiore si incammina per sentieri pieni di scoperte.

Gli angeli nella storia


Quando da principio Dio creò il cielo e la terra e tutte le schiere degli esseri celesti e terrestri, non c’era nessuna creatura capace di tenere insieme la terra e il cielo. Solo Dio poteva farlo, perché era stato lui a dare esistenza a tutto. Ma le creature no, nessuna poteva far parte sia del cielo che della terra. Allora Dio creò l’umanità. L’umanità è l’unica specie di creature che si estende attraverso tutti i mondi della terra e del cielo. Per questo è immagine di Dio.
Ma torniamo alla creazione. Alcune creature celesti, chiamiamoli pure Angeli, avevano avuto da Dio il dono della libertà. Non credo che tutti gli esseri spirituali siano liberi. Ve ne sono alcuni che conoscono Dio e non possono fare a meno di goderne. Sono fatti così, non sono fatti in modo da poter peccare. Ma non sono liberi, e pare che Dio consideri la libertà un valore supremo, al punto che è disposto a rischiare il successo della Creazione pur di non rinunciare a creare libertà. Qualche Angelo non accettò che l’uomo potesse rappresentare l’intero creato e si dedicò a far fallire il progetto divino.
Queste forze avverse all’evoluzione dell’umanità sono bifronti, usano due metodi opposti. Qualcuno, e fra questi anche Steiner, li ha personificati in due entità avverse: Lucifero e Arimane. Io non so se sono due, o più di due, o uno solo con due facce. L’importante è saperli riconoscere. Arimane avversa il compito dell’umanità nascondendo il mondo divino, e persino il mondo spirituale, ai suoi occhi. Arimane vuole che l’uomo si riconosca come creatura terrestre, solo terrestre, solo materiale, e che non rivolga neppure lo sguardo al cielo. Lucifero invece vuole che l’uomo riconosca la propria divinità e non accetti di essere limitato. Vuole che l’uomo ignori le leggi della natura terrestre e riconosca solo la legge che egli stesso si dà.
Negli ultimi due secoli Arimane ha compiuto il massimo sforzo. Aveva cominciato con l’umanesimo a far volgere gli occhi dell’uomo alla terra, poi ha combattuto le concezioni neospiritualiste di Ficino, Pico, Bruno, Campanella e dello stesso Erasmo. La caccia alle streghe, questo risvolto infame del nascente spirito scientifico, è stata la prima manifestazione degli orrori di cui è capace Arimane. Ma gli orrori non sono l’unico aspetto. Egli è capace anche di cose rispettabili. Orientando le energie dell’uomo verso il mondo terrestre ha suscitato lo spirito scientifico, ha lanciato la grande campagna propagandistica dell’illuminismo, ha agitato davanti agli occhi di tutti il mito del progresso scientifico. Per quasi un secolo, fino alla bomba di Hiroshima, gli uomini hanno creduto che la scienza li avrebbe liberati da ogni male. Il materialismo, questa dottrina basata su un’immagine molto riduttiva dell’uomo, divenne per miliardi di uomini una nuova bandiera.
La strage degli innocenti fu opera sua più che di Erode, perché egli voleva cancellare l’Uomo divino. E questa è la matrice di tutte le stragi, che non riconoscono il valore assoluto che si trova in ogni uomo, proprio come essere più che terrestre. Una delle ultime opere di Arimane, credo la peggiore dopo la strage degli innocenti, fu il genocidio degli ebrei. Gli ebrei con il loro solo esistere ricordano che il loro popolo fu un ponte tra Dio e l’umanità, anzi, tra Dio e il pianeta Terra, o forse, tra Dio e l’intero universo fisico.
Fallito il genocidio degli ebrei, Arimane tentò la carta decisiva: la distruzione dell’umanità. E orientò gli sforzi degli esseri umani verso l’autodistruzione. Alla fine degli anni settanta di questo secolo c’erano armi nucleari sufficienti a distruggere il pianeta molte volte. Per ingannare Arimane la luce divina si nascose dove nessuno lo avrebbe mai pensato: nel cuore del capo del KGB, Mihail Gorbaciov. Eppure Arimane avrebbe potuto sospettare, se avesse posto attenzione al fatto che al momento della nascita quell’uomo era stato posto sotto la protezione di Michele. Gorbaciov fu lo strumento di Michele per sventare il piano di Arimane. Spodestato dalla posizione di Primo Nemico, Arimane si è dato a sconvolgere la Jugoslavia. Ma per quanto terribile, quel che è successo laggiù non è che il colpo di coda di un demone decaduto. Almeno per ora.
Il lavoro di Arimane fu la più beffarda delle sconfitte. L’umanesimo voleva distogliere gli occhi dai precetti religiosi, - quelli, per esempio, che prescrivevano le forme rigide dell’arte sacra - ma solo perché l’uomo potesse accorgersi, più tardi, che tutta l’arte è sacra, perché rinvia a un Altro che sta dietro l’oggetto rappresentato. L’illuminismo, il positivismo, lo scientismo, lo stesso materialismo non facevano che portare nel cuore della materia, sempre più in profondità, la luce divina dello spirito umano.
da Carlo Crocella, Il Cattolico e il Mago, ed. Appunti di Viaggio, Roma 2000