giovedì 14 febbraio 2013

Ama, e fà quel che vuoi

Pochi giorni fa avevo pubblicato un articolo (http://scetticismiquotidiani.wordpress.com/2013/02/07/un-professore-tra-le-nuvole/) sulla cosiddetta Generazione Dracula, quella di tanti uomini e donne nati dagli ultimi anni Venti fino ai primi Cinquanta che consumano con la loro prepotenza le vite altrui e non si sognano minimamente di mollare il loro posto di comando, che sia in una casa, un'azienda o un ente di qualsiasi dimensione. Sembrava una cappa di piombo senza via d'uscita, e invece proprio lunedì scorso arriva il segnale che nessuno più si aspettava: il vescovo di Roma, uno degli uomini più seguiti e stimati del mondo, riconosce il peso degli anni e dà le dimissioni, in barba al conformismo e a qualche teoria strampalata che pretende di vedere un merito nella debolezza e nella malattia. Mentre tutti i chiacchieroni televisivi e no vanno blaterando su complotti e dietrologie varie, lui da persona elegante qual è non si cura di rispondere nè a loro, nè a quegli altri superstiziosi e starà piuttosto pensando a fare i bagagli e a non interferire col normale corso delle elezioni.
Tutti però, sotto sotto, hanno tirato un gran sospiro di sollievo: deve essere bello andare a votare così, senza rimpianti nè sospetti infami e senza essere squadrati da capo a piedi dalla gente ancora in lutto. D'altra parte la tradizione dell'incarico a vita non si fonda da nessuna parte: san Pietro morì barbaramente ucciso dai Romani, ma non sappiamo cos'avrebbe deciso lui o uno dei suoi undici compagni se fossero stati colpiti da una malattia penosa e invalidante, o tale da far perdere il lume della ragione. Se poi qualcuno vuole sapere la mia opinione sul vero motivo delle dimissioni, per quel che vedo direi che è un'ischemia, ma non è questo il punto. Senza essere papi, siamo capaci tutti a ritirarci per non fare figuracce e non sporcarci le mani come fece Celestino V, o per lasciare un nemico a mani vuote come voleva fare Pio XII, nella cui anima Dio solo può dire se fue più forte il coraggio o la vigliaccheria: ogni tanto c'è ancora qualche zuccone che pretende di fare un processo alla memoria, come se il Padreterno seguisse il codice penale... Quello che non tutti sanno fare è riconoscere il pericolo che viene da dentro, che sia una malattia organica o una forma depressiva, di quelle talmente gravi da contagiare gli altri: capisco perfettamente che un teologo di fama mondiale non voglia essere visto dal suo pubblico sulla sedia a rotelle, o con la voce impastata o - peggio ancora - in stato confusionale: la salute è un fatto privato e intoccabile, appartiene a Dio e non ai media.

Di certo questi anni hanno fatto un gran bene a tutti: il suo predecessore, pur in buona fede, si era lasciato prendere la mano dalla sua vena teatrale, non solo per la sua persona ma per il gran bailamme che circondava le cerimonie e per il gusto dell'innovazione che poteva portare a derive progressiste. Ratzinger non sarà un gran mistico, ma è un uomo di buon senso e Dio solo sa quanto ce n'era bisogno. C'è da sperare che il prossimo continui sulla stessa rotta e abolisca una buona volta certe solennissime fesserie che risalgono al concilio di Trento se non ancora prima, altrimenti non si stupisca se la gente continua a trasmigrare altrove...

Non ci è dato sapere come il vescovo uscente di Roma passerà le sue giornate e ci va bene così, perchè d'ora in avanti non sono più affari che riguardano il popolo. Come direbbe sant'Agostino, ama e fà quel che vuoi: per servire il buon Dio non c'è bisogno di portare un abito bianco o di qualsiasi altro colore, quella è solo la vanità dell'uomo. Una cosa però la direi volentieri, se solo mi potesse leggere: Prof, se si sente, ora che è libero ci regali almeno un paio di opere sacre o di sinfonie, prima che arrivi il momento di volare via, ad accompagnare i cori degli Angeli.

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